Nei giorni scorsi vertici e riunioni ad Arcore. Tema degli incontri: la sopravvivenza di Giulio Tremonti. A quanto pare all'interno della maggioranza si è formata una fronda che vuole silurare il superministro dell'Economia, che fino ad oggi ha disposto come ha voluto dei "cordoni della borsa".
Lo stesso Berlusconi sarebbe infastidito dall'eccessivo rigore preteso dal ministro (e dal suo protagonismo), che limiterebbe eventuali esborsi utili ad arginare la crisi (come il taglio dell'IRAP).
E, soprattutto, forse il governo ed il suo capo si stanno rendendo conto del fallimento delle politiche fin qui attuate da Tremonti.
Nonostante tagli e rigore, infatti, il debito pubblico è comunque aumentato e la crisi, invece di terminare come era stato pronosticato, sta entrando ora nel vivo, in tutta la sua drammaticità.
Tanto è vero che Mario Baldassarri, presidente della Commissione Bilancio al Senato, ha presentato una sorta di "contro-finanziaria", cioè un piano economico che dovrebbe aiutare il Paese a meglio sopportare l'urto della crisi e che va in netta direzione inversa alla strategia tremontiana.
A salvare, per ora, Tremonti ci ha pensato Umberto Bossi, che l'ha sostenuto e che aveva alzato la posta, chiedendone addirittura la promozione a vice-premier. Richiesta ovviamente respinta.
In cambio però il leader della Lega pare sia riuscito ad ottenere la candidatura della Lega alla presidenza delle regioni Piemonte e Veneto (sempre che non ci scappi la Lombardia...).
Tremonti per ora ha portato a casa la pelle, ma sembra essere stato messo sotto controllo, una sorta di commissariamento che il governo vuole farci passare invece come "conduzione di una cabina di regia". Insomma, Giulietto non potrà più prendere decisioni da solo.
E intanto, l'Italia sta sempre peggio.