Chi scrive è contrario all'aborto. Una scelta che non condivido assolutamente, ma chi la fa può avere le sue ragioni, che appartengono alla propria sfera personale, ed è consapevole delle conseguenze a cui va incontro: perché una decisione di tal genere non si prende certo a cuor leggero. Basti pensare che anche il premier e la sua allora consorte anni fa fecero questa drammatica scelta.
A regolare la pratica dell'aborto in Italia c'è la legge 194, che finora ha dimostrato di essere efficace: prevede dei consultori che possono anche contribuire a far superare le cause che possono portare all'interruzione della gravidanza, e permette ai medici di esercitare l'obiezione di coscienza.
Quindi, si può dissentire, ma non certo mancare di rispetto, come è capitato all'ospedale di Melzo, dove un primario noto antiabortista (e simpatizzante di Comunione e Liberazione, movimento che controlla buona parte della sanità lombarda) ha inveito in pubblico, dando delle assassine a 3 ragazze che avevano scelto quella struttura pubblica per abortire.
Un brutto episodio che ci auguriamo non venga a ripetersi, anche perché in Lombardia risulta che ben 7 medici su 10 siano obiettori: ci sono altri metodi, consentiti appunto dalla legge 194, per far cambiare idea alle persone.