Mentre il governo continua a dire che il peggio è alle spalle, la situazione si fa sempre più dura, per famiglie e piccole imprese.
Il reddito lordo è in netto calo ed i consumi quindi si riducono; le famiglie hanno il problema di riuscire a saldare rate e debiti e non pensano certo a spendere; uno studio di Confindustria, dal canto suo, annuncia invece che circa un milione di piccole imprese sono a rischio chiusura (una bella evoluzione per la politica-spot di Berlusconi: da un milione di posti di lavoro di qualche anno fa ad un milione di imprese chiuse oggi...).
E a tutto questo si aggiunge ieri il disastro in Borsa, che ha "bruciato" di fatto più di 90 miliardi di euro in Europa.
La crisi non è finita, sta iniziando ora: fino ad oggi ci avevano tenuto a galla i risparmi delle famiglie, ma ora si stanno via via assottigliando, a causa anche di disoccupazione e messa in cassa integrazione.
Il governo ha attuato la solita politica di annunci poi non realizzati, come quello della riduzione dell'IRAP alle piccole imprese, che però si sono stancate di vane promesse: ora vogliono i fatti!
In campagna elettorale era stata promessa l'introduzione del quoziente familiare, ma non ve n'è ancora traccia. Le banche, che hanno la situazione meglio monitorata, hanno deciso di lanciare da gennaio un piano di sostegno per le famiglie in difficoltà, una sorta di moratoria sui mutui, in modo da offrire un maggior respiro.
L'impressione però è che sarà come cercare di svuotare con un cucchiaino l'acqua dalla barca che affonda: le misure da prendere sono altre, e forse è troppo tardi per farlo ora. Abbiamo buttato via un anno a sentirci ripetere che la crisi era una condizione psicologica...