Programma di Fabrizio Taricco

INDIRIZZO PROGRAMMATICO
di Fabrizio Taricco
candidato alla segreteria provinciale del Pd Varesino



Premessa
Ho deciso di candidarmi a segretario provinciale a seguito di un percorso di confronto con diversi amici del nostro Partito che aveva il presupposto di favorire nel Congresso la ricerca di vera unità. E’ per questo fine che metto a disposizione del Partito Democratico della provincia di Varese l’esperienza che ho acquisito in anni di attività nel mio Comune e in altri organismi amministrativi.
Sono stato Sindaco di Carnago per due mandati consecutivi, dal 1999 al 2009. Attualmente ricopro la carica di vicesindaco, con Maurizio Andreoli Andreoni sindaco. Sono presidente di COINGER, consorzio costituito per gestire i servizi di raccolta rifiuti per 22 comuni della provincia di Varese, sono presidente del Dipartimento di Finanza locale e Federalismo di ANCI Lombardia, faccio parte del Cda dell’A.ATO per la gestione del ciclo intergrato dell’acqua.
Grazie a queste esperienze ho approfondito la conoscenza di questioni rilevanti per la nostra provincia e per la vita dei nostri cittadini che mi sarà utile per il nuovo incarico di partito.
Ho ricevuto la spinta e il sostegno dei nostri amministratori i quali chiedono che le questioni degli enti locali diventino temi prioritari per il PD. I comuni sono l’organismo più vicino ai cittadini. Mettere gli amministratori nelle condizioni di operare al meglio vuol dire poter offrire più infrastrutture e più servizi ai cittadini.


Desidero ringraziare Stefano Tosi, segretario uscente, per l’importante e positivo lavoro svolto durante il suo mandato. Tosi ha avviato la costituzione e l’organizzazione del partito che oggi in provincia di Varese conta 84 circoli. E’ un numero importante che nessun altro partito può vantare, a dimostrazione di quanto il nostro sia radicato nel territorio provinciale. Il passaggio successivo è far crescere il ruolo e l’importanza dei circoli nella vita del partito, su tutte le questioni che interessano la nostra provincia e i suoi 878 mila abitanti.



Il partito che vorrei: unito, credibile, aperto

Presentare le linee guida del programma di mandato al ruolo di segretario del Partito Democratico della provincia di Varese vuol dire, per me, descrivere il partito che vorrei.

Un partito più unito. Vorrei un partito UNITO, anche in provincia di Varese. Da quando è nato il nostro partito abbiamo avuto tanti motivi e troppe occasione di divisione con elezioni primarie e nascita di correnti che sono rimaste. Esse hanno una funzione positiva se sono stimolo alla dialettica interna, ma diventano un fatto negativo se diventano un freno, un pretesto di visibilità fine a se stessa. La presenza di aree politico-culturali non va condannata, a patto che non diventino più importanti del partito stesso. Tutti dobbiamo agire per superare limiti e i difetti attuali del confronto interno.
UNITA’ non vuol dire perciò unanimismo. E’ importante avere la capacità di confrontarsi internamente e di mantenere posizioni unitarie all’esterno verso i cittadini e la pubblica opinione.
Il nostro elettorato ci chiede unità di intenti, valori, progetti. Aggiungo che serve una vera capacità di riconoscere ruoli diversi, tra organismi di partito e istituzionali, tra l’autonomia dei circoli e la sintesi provinciale, tra i momenti di discussione e ricerca e quello della decisione. Più ampia e aperta è la discussione, più forte e condivisa sarà la decisione.
Nella mia esperienza, più di carattere istituzionale che politica, considero di grande importanza il confronto, l’ascolto di chi può portare un contributo, la mediazione….ma poi arriva il momento della decisione e chi ha un ruolo per decidere deve farlo e deve essere messo nella condizione di poterlo fare. La decisione poi deve valere per tutti, senza distinguo di sorta.
Mi piacerebbe che questa linearità di comportamento fosse parte integrante della mentalità del partito. Credo molto nel lavoro di squadra come metodo operativo, nel coinvolgimento delle persone e nello stesso tempo auspico che si riscopra l’orgoglio di appartenenza al PD.

Un Partito credibile. Dobbiamo essere credibili assumendo decisioni e posizioni chiare, comprensibili per i nostri elettori e i cittadini. Se non siamo credibili tra noi come possiamo pensare di avere il consenso degli altri? Purtroppo l’esempio di conflittualità che arriva a noi dai vertici nazionali crea sconforto e delusione tra gli elettori e gli iscritti del nostro partito.
Avverto con piacere che sono sempre meno forti le distinzioni basate sulla antica provenienza politica, credo tuttavia quanto mai necessario un nuovo passo in avanti nel confronto il più aperto e libero tra mozioni, movimenti, aree politiche. Ricordiamolo a noi stessi: siamo tutti del PD.
Mi piacerebbe che da Varese partisse un segnale forte di unità con cui il partito si prepara alle importanti sfide dei prossimi mesi, le elezioni amministrative in diversi comuni e nelle città di Varese, Gallarate e Busto Arsizio (senza escludere la possibilità di elezioni politiche anticipate).

I circoli e il territorio. E’fondamentale il collegamento con il territorio. La nostra è una provincia con caratteristiche diverse per morfologia, mentalità e abitudini degli abitanti. I problemi di Saronno sono diversi da quelli di Luino. Proprio per questo il contatto con i circoli costituisce un elemento determinante per la vita e la valorizzazione del partito. Mi impegnerò affinchè il partito nella nostra provincia sia un grande partito popolare che vive appieno la politica nel suo territorio.
Il radicamento non è una qualcosa che dobbiamo inventare, ma una eredità che dobbiamo valorizzare dando sempre maggior peso politico all’impegno dei militanti, degli amministratori comunali, dei volontari che lavorano nelle feste e nelle diverse iniziative che sono organizzate dai circoli. L’obiettivo è di costituire un circolo in ogni comune della provincia. Ritengo poi necessario trovare, sulla base di questioni e temi di interesse locale, aggregazioni dei diversi circoli secondo, ad esempio, la suddivisione per collegi provinciali (1). Questo fatto consentirebbe di razionalizzare e migliorare l’utilizzo delle risorse economiche, delle persone e delle strutture disponibili.

I nostri giovani. Tra le priorità del partito intendo inserire la promozione dell’impegno nelle realtà territoriale dei nostri giovani con l’obiettivo di consegnare il partito nel più breve tempo possibile alla generazione dei democratici che vedono la politica con gli occhi del domani più che con il carico della memoria e delle storie del passato.
Ai nostro giovani dobbiamo chiedere di fare politica in modo non subalterno, di non ripetere ‘in piccolo’ i modelli della politica “politicante” trasmessi dai media.
Ai nostri giovani occorre la voglia e la capacità di scoprire cosa succede nelle scuole, nelle fabbriche, nelle famiglie. Lo stesso serve al Partito, che non può farsi raccontare la realtà dagli altri.
Dobbiamo valorizzare le esperienze che ci sono e l’accesso alle informazioni in rete, ma anche ritornare ad usare quello strumento di contatto, di conoscenza e comunicazione che è il questionario di massa: Affidarlo ai giovani può essere un importante punto per ripartire

Il partito e le donne. La valorizzazione delle pari opportunità ha trovato una soluzione (a mio avviso momentanea) nelle politiche di genere previste nello statuto del partito, ma la vera soluzione sarà la capacità della politica di trovare adeguate risposte in grado di rispettare i “bisogni e i tempi delle persone”. Servono soluzioni concrete e non di facciata.

Organismi di partito Il contributo dei circoli deve manifestarsi attraverso la partecipazione alla vita e alle decisioni del partito. Considero fondamentale la presenza dei portavoce dei circoli all’interno dell’Assemblea, eletta liberamente nei congressi.
Altro organismo di grande importanza per l’azione del segretario è la Direzione. Prevedo un organismo formato da una trentina di persone, di cui 1/3 espressione dei circoli, una condizione importante dal punto di vista politico, prima ancora che numerico. La sua composizione deve far si che possa operare in maniera rapida nelle consultazioni e nelle decisioni da assumere.
Conto molto nel supporto della Segreteria. Pur con le dovute differenze mi sento di paragonare la funzione di questo organo a quello della giunta di un Comune o una Provincia: di attuazione degli indirizzi della Direzione, ma anche di proposta e iniziativa.
Sarà il segretario che si assumerà la responsabilità della composizione della segreteria che immagino formata da una dozzina di persone a ciascuna delle quali sarà affidato un compito preciso, di tipo operativo o di ricerca e organizzazione.
Economia, lavoro, ambiente, salute, scuola, giovani, enti locali, servizi, organizzazione, tesoreria, amministrazione, comunicazione: attorno a ciascuno di questi titoli si dovranno organizzare gruppi di lavoro snelli, col compito di fare proposte concrete da portare in discussione alla direzione, o all’assemblea e di essere supporto ai circoli. Penso a gruppi permanenti (organizzazione, comunicazione, enti locali ecc.), oppure costituiti su obiettivi ‘a termine’, sempre con lo scopo di produrre risultati che si traducano in iniziativa politica del Partito.
Il segretario, al di là del ruolo “istituzionale” di guida, coordinamento e sintesi delle diverse posizioni, si farà promotore di mantenere vivo il confronto e il contatto con la realtà dei circoli. L’impegno – con il supporto della segretaria - è di visitare, almeno una volta all’anno, tutti i circoli quantomeno a livello della loro aggregazione. L’interlocuzione diretta, la conoscenza di persone, fatti, situazioni, migliora la formulazione di proposte e la soluzione dei problemi.

Assetto federale. Il PD non ha nulla da imparare da altri partiti tanto esaltati per il legame con il territorio. Si può comunque migliorare, noi siamo in grado di farlo. La definizione di un assetto federale ci potrà aiutare in questo senso. Assetto federale del partito significa attuare il principio della sussidiarietà tra i diversi livelli, locale di circolo, provinciale, regionale. Ad ogni livello devono essere garantite le risorse e l’autonomia necessarie per lo svolgimento dei propri compiti.





La nostra missione politica in questa provincia.

Il rapporto con le realtà socioeconomiche. Immagino il PD provinciale aperto al confronto e al dialogo con le realtà economiche, del mondo dei lavori e le realtà sociali e civili presenti nella nostra provincia. Abbiamo le persone e le capacità per confrontarci in modo credibile con queste realtà e per proporre politiche per lo sviluppo del territorio e per il futuro della provincia di Varese.

I nostri valori: primo il lavoro. Siamo e continueremo ad essere il partito del lavoro, della solidarietà, dell’integrazione, delle regole, dei diritti (senza far prevalere i diritti di alcuni a danno di altri) e dei doveri, della legalità e della laicità. Nel mondo dell’innovazione e delle professioni ci sono giovani, donne, uomini che chiedono alla politica di essere ascoltati, sostenuti e valorizzati. Il PD deve essere il partito di questi lavoratori, ancora privi di diritti e di tutele.
Il lavoro atipico è cresciuto in modo significativo dal 1990 e i posti di lavoro perduti a causa della crisi economica sono stati soprattutto all’interno del lavoro atipico (vedi Malpensa). Parliamo di lavoro a tempo parziale, occasionale, interinale, con contratto a tempo determinato ecc.
Spesso è attraverso questi lavori che i nostri giovani entrano nella società. Un motivo in più perchè il PD non si limiti a delegare ad altri la ricerca di proposte che si rivolgono ad essi.
Dalla nostra provincia devono partire proposte al livello nazionale sulle politiche per la famiglia, per il lavoro, per il superamento del precariato, per la gestione dei servizi, per la salute, per la scuola, per i giovani al fine di migliorare le condizioni di vita di cittadini, lavoratori, famiglie.
Anche nella nostra provincia la situazione occupazionale evidenzia forti criticità e difficoltà. Secondo l’indagine dell’UNIVA della scorsa estate il 66% delle nostre imprese prevede per il prossimo trimestre un mantenimento degli attuali livelli produttivi (che sono sostanzialmente quelli del dopo-crisi), ma il 21% teme un peggioramento, mentre solo il 13% pensa che ci sarà un incremento nella produzione. Il che rende più urgente la ricerca di soluzioni per rilanciare la competitività del nostro sistema produttivo, anche modificando il piano regionale di sviluppo.

L’immigrazione. Il tema dell’immigrazione è stato in questi anni il terreno su cui la Lega e più in generale il centrodestra ha raccolto consensi, cogliendo un disagio reale, ma utilizzando toni demagogici e contenuti spesso inaccettabili. Un tema arduo, che ci ha visto spesso in difficoltà, ma che proprio per questo non dobbiamo temere di affrontare.
Dobbiamo costruire una proposta e un messaggio coerenti ai nostri principi e riconoscendo che i disagi che accompagnano grandi migrazioni non devono essere pagati dalla parte più debole della popolazione che vede l’offerta dei servizi sociali – per essa essenziale – messa a dura prova dalle pur legittime esigenze dei ‘nuovi poveri’. Anche le fasce di reddito più alte, meno “disturbate” da questi disagi, devono dare il loro contributo. Ribadiamo i nostri valori non in astratto, ma in concreto, per esempio cominciando dai figli degli immigrati. Cinquantamila bambini che nascono ogni anno e che non sono né immigrati né italiani. Noi diciamo: sono italiani e vogliamo integrarli in un progetto di crescita del nostro paese. Contrastiamo l’immigrazione clandestina e i problemi che crea, ma aiutiamo gli immigrati in percorsi positivi di integrazione.

La sfida alla Lega: il nostro è e deve essere il federalismo delle responsabilità e non dei proclami. Vogliamo un federalismo che garantisca uguaglianza nei servizi essenziali per ogni cittadino così che resti chiaro che per noi, come ricorda Pierluigi Bersani, davanti ad una malattia seria non c’è differenza tra un cittadino di Milano e uno di Potenza, tra un italiano ed un brasiliano.
E’tempo di assumere un atteggiamento fermo nei confronti della Lega. Il PD è un grande partito popolare, nazionale, riformista che non ha e non deve avere subalternità culturali e politiche nei confronti di alcuno, anche nella nostra provincia. E’ giunto il momento di rompere la “spirale del silenzio” per cui non si può parlare male di chi nella nostra provincia va per la maggiore. Da qui deve partire un’azione capillare per smascherare le ambiguità del Carroccio.
I leghisti hanno votato senza battere ciglio tutte le nefandezze proposte dal governo di centrodestra (legge ad personam e ad aziendam, scudo fiscale, attacchi al mondo del lavoro e ai diritti, ecc). Il loro richiamo al federalismo è smentito nei fatti quando approvano la manovra correttiva che riduce drasticamente i trasferimenti agli enti locali costringendo questi ultimi al taglio di servizi di prima necessità per i cittadini. La Lega inneggia alla virtuosità dei conti pubblici e poi partecipa con il governo alle regalie ai comuni di Catania, Palermo, Roma (tutti di centrodestra) per coprire i buchi nei bilanci dei quei comuni.

Il tema della riforma federalista va affrontato con il respiro che richiede un grande tema nazionale. Come ha scritto Massimo Cacciari “Riforme di questa portata non possono avvenire a spezzatino, a colpi di maggioranza, senza disegno politico-culturale. L’Europa sarà pure iniziata da carbone e acciaio, ma i grandi mitteleuropei, Schuman, Adenauer, De Gasperi, esprimevano una visione e una volontà costituente, si muovevano nel senso di un nuovo patto tra le nazioni europee. Questo significa federalismo, e nulla di questo è oggi in circolazione.
Oggi il tema del federalismo incrocia quello delle celebrazioni dell'unità nazionale, in rapporto con i principi della Costituzione della Repubblica “una e indivisibile”. Qui  si confrontano due linee ben distinte: da un lato una cultura regressiva, che troviamo negli slogan “Padroni a casa nostra” e che seduce una società impaurita dai cambiamenti, dall’altro l’ambizione riformista di modernizzare lo Stato e attuare il dettato costituzionale di “rimuovere gli ostacoli che, limitando la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona e l’effettiva partecipazione di tutti alla vita del Paese”.
C’è chi (la Lega) non si preoccupa affatto della tenuta unitaria dello Stato e della società, per noi al contrario  lo scopo è proprio dare più coesione ad una nazione già troppo divisa. Solo se daremo un segno positivo alla nostra proposta sul federalismo potremo incalzare la Lega, smascherare le sue promesse fasulle, e dare un senso progressista ad una parola d'ordine che un tempo fu nostra.

Temi della politica provinciale
Esprimo qui il mio pensiero su alcune questioni locali e provinciali quali la terza pista a Malpensa, la viabilità e i trasporti, i servizi di pubblica utilità, le prossime elezioni amministrative, con l’intesa che su di essi si avvii una discussione di tutto il partito, a partire dai congressi per continuare nei nuovi organismo elettivi.
Per Malpensa è indispensabile acquisire i risultati della VAS e i dati relativi al volume di traffico previsti in futuro secondo una reale politica per il trasporto aereo. Allo stato attuale considerando il volume del traffico e il numero dei voli la costruzione della terza pista rappresenta un investimento non motivato. Tuttavia Malpensa non è un nemico, ma deve essere trasformata in una opportunità per il territorio. Sarà utile ed importante che tutto il partito partecipi alla discussione su questo tema per giungere ad una posizione il più possibile condivisa, basata sul principio della sostenibilità dello sviluppo, per una proposta complessiva di respiro nazionale, capace di parlare sia alle istanze locali che a quelle dell’intero territorio metropolitano e regionale.
Nel settore dei trasporti come in quelli dei maggiori servizi di pubblica utilità (rifiuti, acqua) si registrano gravi ritardi nelle scelte e nelle decisioni da parte del governo provinciale a guida leghista. Anche il nostro Partito però deve attrezzarsi meglio, soprattutto a livello dei circoli, per elaborare e comunicare proposte alternative. In questi settori verrà messa in pratica l’idea dei gruppi di lavoro ‘su obiettivo’ e verrà misurata la nostra capacità di fare politica sulle cose concrete.
Nei trasporti bisogna favorire il servizio pubblico e, soprattutto, sostenere l’uso di forme di energia pulita. In generale l’impegno del PD è di promuovere lo sviluppo dell’energia “verde” e di ogni forma di “green economy”: così nell’ambito del piano provinciale rifiuti, ad esempio, denunciamo la mancanza di proposte precise per il trattamento della frazione umida e del verde, nonché nuovi impianti per biomasse e per la produzione di energie rinnovabili.
Infine vi è il tanto discusso tema della gestione del ciclo integrato dell’acqua. L’acqua è pubblica e tale rimane, per noi non si discute. La legge finanziaria e la Regione hanno assegnato alle province i compiti che fino a poco tempo fa erano di competenza dell’ A.A.T.O. Noi dobbiamo fare in modo che la Provincia non decida da sola su progetti, investimenti, affidamenti del servizio, ma collabori in modo diretto con gli enti locali.

L’appuntamento con le elezioni amministrative del prossimo anno assume un ruolo di grande importanza alla luce, anche, della situazione politica nazionale. Il rinnovo delle amministrazioni delle maggiori città della provincia ci impone l’obbligo di schierare la nostra “formazione migliore” in ogni comune. Dobbiamo invertire il risultato delle amministrative dello scorso anno che ci ha visto, purtroppo, perdere importanti comuni: un dato negativo solo in parte compensato dalla conquista di Saronno che non basta a contrastare l’avanzata della Lega.

Con chi stare? Se ci saranno le elezioni politiche anticipate noi saremo pronti se saremo uniti. Uniti su scelte e programmi condivisi, prima ancora che su sigle e nomi di partito. Dovremo ricercare inoltre un linguaggio chiaro, semplice,comprensibile ai cittadini nei confronti dei quali convincerli della nostra affidabilità e credibilità.
Io mi sento di stare con chi è antiberlusconiano. L’antiberlusconismo è un valore. Non si è contro una persona, si è contro un modo di concepire il potere e la convivenza. Chi è antiberlusconiano dice no all’arroganza, alla prevaricazione delle regole, alle “scorciatoie” per raggiungere i propri obiettivi. No a chi governa non per il bene comune, ma solo per l’interesse personale, a chi pensa che il potere sia un lasciapassare per fare i propri comodi, a chi “parcheggia in seconda fila e pretende pure di avere ragione”.

In questi NO il PD rivendica una diversità che non va intesa come presunzione, ma come un impegno da mettere in pratica ogni giorno, per dare senso a ciò che facciamo e come esempio dell’Italia che vogliamo.



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Note


La proposta non sarà da attuare automaticamente: i collegi provinciali sono oggi 36, ma la riforma li ha ridotti a 30, di cui più di uno riguarda le grandi città. L’aggregazione tra circoli potrà tener conto anche di altre condizioni, quali la definizione dei distretti sanitari o collaborazioni storicamente collaudate.