domenica 22 ottobre 2017

Autunnomia

"Il referendum consultivo è una perdita di tempo e una presa in giro, che per altro la Costituzione non prevede, con tempi lunghi ed efficacia zero"
(Matteo Salvini, dicembre 2014)


E' la stagione delle richieste di autonomia, dalla vicenda drammatica quanto grottesca della Catalogna a quella del Lombardo-Veneto, che per fortuna non ha niente di drammmatico, ma però assai di grottesco.
Chiariamo subito: autonomie e indipendenze dei popoli sono giuste e benefiche, quando però la richiesta di indipendenza viene per permettere a un popolo che si trova in condizioni peggiori della nazione da cui si vuole emancipare di rimettere in equilibrio le cose -dal punto di vista dei diritti e delle condizioni sociali ed economiche-, e non da una regione che si trova in condizioni migliori e vuole sancire e garantire questa diseguaglianza a proprio favore. E questo è il caso esplicito della Catalogna. Certo, che anche il governo centrale di Madrid ha le sue pecche, e il dialogo doveva sostituire le manganellate contro popolazione inerme.
A ben guardare, anche i referendum imposti dai governatori di Lombardia e Veneto puntano a questioni meramente economiche (che sono poi tutte da valutare correttamente), ma almeno tutto si svolge legittimamente (merito anche dell'articolo 116 della Costituzione, modificato da un governo di centrosinistra).
Lascia dubbiosi (e molto) la scelta del referendum, che molti giudicano inutile (visto che l'esito -dove appare scontata la vittoria del sì- non cambierà nulla all'indomani del voto) e costoso (ben 50 milioni di euro in Lombardia). Tenendo conto che poteva essere intrapresa la stessa strada dell'Emilia-Romagna (che tra l'altro la Lombardia aveva già portato avanti nel 2007, salvo poi essere bloccata dall'allora governo Berlusconi, in cui erano ministri i governatori di Lombardia e Veneto di oggi, Maroni e Zaia). Se ne deduce, quindi, che è solo una trovata della Lega da campagna elettorale anticipata, fatta con i soldi pubblici (che avnno ad aggiungersi agli altri 50 riscossi indebitamente). Per non parlare poi della scelta (per la prima volta in Italia) del voto elettronico (voluto dai 5 Stelle che hanno permesso con il loro voto l'approvazione del referendum), un passo che prima o poi dovrà essere fatto, ma che in questa occasione lascia qualche perplessità sulla bontà della scelta fatta.
Nonostante questo, poteva comunque essere l'occasione per portare avanti una seria e costruttiva discussione sull'argomento, per alzarne il livello. Invece si rischia di svilire il tutto.
Noi chiudiamo elencando cosa ci ha lasciato ad oggi chi ci governa e richiede ulteriore autonomia: un sistema sanitario sempre più privatizzato, autostrade inutili e non completate, continue infiltrazioni della criminalità organizzata, Renzo Bossi consigliere regionale -con tutto ciò che ne è seguito-, le tangenti nel sistema sanitario (dall'inchiesta su Formigoni alla vicenda dei soldi nel congelatore del consigliere Rizzi, uomo di fiducia di Maroni), tagli verso i più deboli (in ultimo, per i fondi dell'assistenza scolastica dei bambini con disabilità).
Ecco, forse per una Lombardia migliore e più efficiente la questione non è l'autonomia, ma un cambio di governo, in grado di dissipare le cupi nubi che gravano da più di 20 anni sul nostro territorio.