La vicenda (davvero paradossale) è questa: Pino Caprioli, ristoratore di origini sarde che vive a Lovanio (Belgio), attacca sulla finestra della sua abitazione privata (nella foto), sita nello stesso stabile del consolato onorario italiano, le 10 domande di "Repubblica" a Berlusconi.
Ma questo urta un senatore Pdl che passa lì per caso e, a catena, il console italiano a Bruxelles e quello onorario di Lovanio. Che brigano, telefonano e pressano per far togliere le domande.
Telefonate abbastanza dure, nelle quali si dice che non si può tollerare che ci siano offese allo Stato italiano proprio nel palazzo del consolato e che arrivano a tal proposito molte sollecitazioni dal ministero degli Esteri.
Ma Pino non ci sta e con testardaggine risponde: "La finestra è mia e ci metto quello che voglio io".
Ecco, al di là delle considerazioni che si possono fare su dove finiscono gli intenti politici e iniziano invece le presunzioni di onnipotenza, una domanda che davvero ci si pone è: ma i nostri consoli all'Estero sono così poco impegnati da non avere di meglio da fare?