Gli imprenditori che hanno partecipato all'incontro di venerdì 9 ottobre a Vergiate (nella foto) con i rappresentanti del governo (i ministri Bossi, Maroni e Tremonti) sono rimasti decisamente delusi. Loro si attendevano risposte e rassicurazioni su come le piccole imprese possano resistere a questa crisi, grazie proprio all'intervento del governo.
Ma si sono solo sentiti una tiritera di slogan e concetti triti e ritriti, come il "federalismo fiscale" menzionato nel suo intervento da Umberto Bossi. Una riforma che in futuro, se ben congegnata, può senz'altro portare benefici al Paese, ma che appare in questo momento, così come studiata e scritta dal ministro Calderoli, vacua e fumosa. E, soprattutto, prevede tempi lunghi di attuazione, mentre le piccole imprese hanno necessità di risposte nell'immediato.
Anche Giulio Tremonti, da cui ci si aspettava il maggior contributo al dibattito, è rimasto sul vago, parlando di provvedimenti del governo, secondo lui basilari per favorire le imprese, ma in realtà inefficaci e sterili (come, ad esempio, la detassazione sugli utili reinvestiti, visto che ci troviamo in un momento in cui gli utili delle imprese sono proprio risicati, a causa della perdita di ordini e fatturato), e cercando di incanalare il malcontento verso il settore bancario, accusandolo di non aver accolto l'offerta dei "Tremonti bond".
Invece le pmi avevano bisogno di proposte concrete: proprio sui "Tremonti bond", ad esempio, avevano già chiesto tempo fa all’esecutivo di girare direttamente alle imprese i soldi dei bond rifiutati dalle banche. Ma si erano sentite rispondere (proprio da Tremonti) che questi fondi debbono necessariamente transitare attraverso il sistema bancario. E ci chiediamo perché, visto che Tremonti vorrebbe addirittura aprire una Banca del Sud: perché non ricapitalizzare i Confidi, utilizzandoli come vera e propria banca delle piccole imprese e fare gestire a loro le risorse dei bond?
Altro provvedimento è l'abolizione (magari solo momentanea) dell'IRAP, come sta avvenendo in Francia e Germania: certo, non risolverebbe tutti i problemi, ma darebbe comunque un po' di respiro per qualche mese. Per non parlare degli "studi di settore", su cui era stata promessa una profonda revisione (adeguata alla crisi), ma che sostanzialmente sono rimasti invariati.
Altra cosa: la detassazione sui salari, che darebbe anche più potere d'acquisto ai dipendenti e potrebbe rilanciare i consumi.
Sulla riforma delle pensioni, poi, non si è nemmeno iniziato a parlare: eppure perfino la UE ci ha sollecitato su questo.
Certo, si dirà che questo immobilismo da parte del governo è dovuto anche alla esigenza di non destabilizzare i conti pubblici: però, nonostante questo, l'Italia ha ricevuto in questi giorni dalla UE una procedura di infrazione per deficit e debito pubblico troppo elevati. Tanto valeva, come hanno fatto altre nazioni, sforare combattendo la crisi. E comunque, questa è una cosa su cui Tremonti dovrà dare CHIARE SPIEGAZIONI.
Un interrogativo che poi ci poniamo è COME MAI IL PD NON RIESCA AD INTERFACCIARSI CON LE PICCOLE IMPRESE. Eppure di cose ne avremmo da dire: basti pensare che quest'anno in Parlamento l'unico provvedimento a favore delle PMI è stato avanzato (e poi bocciato) proprio da parte del PD, e ci riferiamo alla riduzione dell'acconto delle imposte di giugno per le piccole imprese, per gli artigiani e per i commercianti.
Il Pdl è occupato principalmente agli affari del suo leader ed i suoi principali esponenti appaiono effettivamente fuori dalla realtà del Paese, mentre la Lega ha dimostrato di essere inadeguata a governare, poiché promette protezione ma non innovazione, rappresentanza sindacale di interessi territoriali ma non dinamismo sociale, prefigura una società relativamente chiusa più che una società dinamica e aperta. E questo suscita parecchie diffidenze.
Dobbiamo quindi approfittare dell'insofferenza dei piccoli imprenditori (riassunta in questa bella lettera di uno di loro al "Corriere della Sera").
Noi, infatti, siamo una forza politica in grado di ascoltare e anche di proporre: facciamoci dunque avanti ed avviamo un dialogo con queste realtà, accogliamo le loro richieste, anche perché il loro futuro è legato doppio filo con quello del territorio.