La famiglia Riva ha speculato per anni sulla salute della gente, violando norme e regole e mettendo a rischio l'intera popolazione di Taranto per lucrare con l'Ilva. Le attività illegali hanno addirittura permesso a questi pseudo-imprenditori di accumulare all'estero un tesoro di oltre 1 miliardo, mentre qui in Italia chiedevano aiuti allo Stato per riparare alle loro inadempienze. E ora, indagati e sotto accusa per le violazioni commesse, scaricano le proprie responsabilità sui 1.500 lavoratori del loro gruppo.
Buona parte delle colpe per questa situazione vanno comunque alla politica, connivente e incapace di proporre norme in grado di salvaguardare aziende, lavoro e salute. E poi di farle anche rispettare. Così quel buco istituzionale è stato colmato dalla magistratura, che ha agito in maniera drastica seguendo esclusivamente la logica dei codici. Servirebbe certamente maggiore equilibrio nelle decisioni, ma è difficile quando in campo ci sono soggetti (politica, magistratura e imprenditoria) con pesi decisamente diversi. E così finisce sempre che a pagare le conseguenze di ogni malefatta, punita o impunita, sia sempre la gente normale.