A Bologna nei documenti per l'iscrizione a scuola verrà adottata la dicitura "genitore" e "altro genitore" anziché "madre" e "padre". Ciò non significa che questi termini verranno aboliti: i bambini continueranno a chiamare "mamma" e papà" e si continuerà a farlo in famiglia e a scuola. Semplicemente "si tratta di avvicinare l’ufficialità della burocrazia all’evoluzione della realtà, rendendo questa ufficialità meno discriminatoria per chi non vive in una famiglia tradizionale. Perché, è inutile negarlo, oggi ci sono diversi tipi di famiglia: con un solo genitore, con due di sessi diversi, con due di sesso uguale". Quindi pare stucchevole fare polemiche, tenendo conto oltretutto che "i moduli per la richiesta di qualsiasi servizio educativo e scolastico contengono già la parola 'genitore', visto che formalmente a fare richiesta dei servizi è un solo genitore". E poi teniamo presente che questa prassi è già presente in altri Paesi (in particolare quelli del nord-Europa, a cui guardiamo spesso come modelli, ma poi non siamo in grado di applicare le stesse regole). Diciamo piuttosto che la discussione è salita di tono soprattutto perché la ministra Kyenge si era detta favorevole a questa modifica. E pur di attaccare la ministra di colore, mettiamo da parte ragione e civiltà.