La mancanza di liquidità generata dalla crisi rende indispensabili gli investimenti provenienti dall'estero. Ma purtroppo risultiamo essere nelle posizioni di rincalzo della classifica dei Paesi destinatari degli investimenti esteri, con soli 20 miliardi nel 2010, "un terzo dei soldi che lo stesso anno sono andati in Francia o a Hong Kong. Un quinto rispetto alla Cina, meno della metà nei confronti della Gran Bretagna. E una cifra due volte e mezzo inferiore perfino a quella incassata dal Belgio", giusto per farci un'idea.
Colpa dell'articolo 18, come dicono Monti e il suo governo? In realtà l'articolo 18 è proprio l'ultimo degli ostacoli: prima vengono una macchinosa burocrazia, infrastrutture inadeguate, internet lento, una giustizia dai tempi esasperanti, alti tassi di corruzione e criminalità organizzata, pagamenti pubblici in ritardo, servizi e costi dell'energia cari.
Tutti fattori che ci pongono agli ultimi posti delle classifiche di competitività e fanno scappare gli investitori stranieri.