Sindaci che gridano "raus" ad Equitalia, altri che invitano a tenere i negozi chiusi, Maroni che invoca la disubbidienza all'Imu (anche se probabilmente qualcuno disobbedirà a lui): la Lega sfodera lo spadone e dichiara guerra alle tasse. Certo, Equitalia effettivamente in alcuni casi ha davvero esagerato, e anche l'Imu, così strutturata, non ha mantenuto la sua caratteristica originale, ovvero di rimanere sul territorio e andare alle Amministrazioni locali. Per non parlare poi dell'istituzione della Tesoreria centrale. Tutti elementi che stanno facendo montare una protesta generale tra i sindaci, e non solo leghisti. Però, proprio questi ultimi, prima di indignarsi e cavalcare la rivolta fiscale dovrebbero forse chiedere conto ai loro vertici. Perché se si va a rivedere bene i fatti, scopri che Equitalia è stata creata nel 2005 sotto un governo Berlusconi-Bossi (precedente all'ultimo fallito) e che tra le firme apposte alla legge che ne sanciva il via, c'era quella di un tale Roberto Castelli, allora ministro della Giustizia. I poteri di Equitalia poi sono stati ulteriormente rafforzati nel 2011 da Tremonti, ministro della finanza creativa del fallito governo Berlusconi-Bossi e grande amico della Lega. Anche l'Imu è una creazione della Lega, visto che era una componente fondamentale del federalismo cretinoide pensato da Calderoli.
Insomma, la Lega alza la voce contro le tasse, ma poi scopri che ha contribuito e non poco ad alzarle. Anche a livello locale, visto che a Varese, città simbolo con amministrazione leghista, risulta la più alta pressione tributaria locale pro capite. E come se non fosse abbastanza, ora i varesini devono fare i conti anche con gli aumenti salati dei parcheggi (e senza guardare in faccia a nessuno: altro che Equitalia!).
Alla fine, l'impressione è che dietro alla maschera dell'indignazione leghista ci siano le solite facce di bronzo, e che insieme allo spadone sguainato venga cinto anche lo scudo: quello fiscale.