Arriva l'Imu, la tassa sulla casa (una riedizione dell'Ici, per intenderci). Un balzello che viene addossato a Monti, ma che in realtà era previsto nel federalismo muncipale voluto da Calderoli. Il governo dei tecnici ha anticipato l'entrata in vigore di questa tassa (era prevista dal fallito governo Berlusconi-Bossi a partire dal 2014) e in più ha rivisto i valori catastali degli immobili, comportando di fatto un aumento considerevole delle quote da pagare. E come non bastasse, non si sa ancora quanto e come si pagherà, con un fiorire di calcolatori online per aiutare i poveri contribuenti.
Toccherà ai sindaci poi decidere se applicare addirittura una Imu-bis!
Fermo restando che in tutti i principali Paesi europei viene pagata l'imposta sulla casa (che serve alle casse degli enti locali), sarebbero comunque da considerare alcuni elementi:
- chiarire le quote e le modalità di pagamento, senza fare impazzire i cittadini
- salvaguardare le fasce deboli, in nome della tanto citata ma quasi mai applicata equità (e i casi con l'Imu si arriva davvero al clamoroso)
- evitare una tassa troppo pesante, in modo che oltre a non incidere sui bilanci familiari e delle imprese (già sotto torchio), non provochi anche un crollo del mercato immobiliare
- ripartire le entrate provenienti dall'Imu, dando più fondi ai Comuni, perché sostanzialmente è nata come tassa locale.