The family. Così era nominata la cartella trovata nella cassaforte dell'ex tesoriere Belsito, che raccoglierebbe le presunte prove di denaro preso dai fondi elettorali del partito per pagare alcune spese dei familiari del leader del Carroccio: dalla villa ristrutturata di Gemonio alle auto del "Trota", alla scuola Bosina della signora Manuela.
Umberto Bossi ha comunque rassegnato le dimissioni da segretario federale della Lega, in un drammatico consiglio tenutosi oggi nella sede di via Bellerio a Milano. Un triste epilogo per un leader che ha caratterizzato un'era politica, ma che è ormai malato e al tramonto, iscrittosi anche lui al Partito dell'Insaputa (dopo Scajola, Malinconico e Rutelli), e che probabilmente era davvero all'oscuro dei "maneggi" del tesoriere e del supposto uso "disinvolto" dei soldi da parte del figlio Renzo. E questo forse rappresenterebbe ancora di più un segno del suo inesorabile e doloroso declino.
L'abbandono suo (e a questo punto della propria famiglia) inciderà non poco sulla continuità della Lega: Bossi era la Lega, e la Lega è sempre stata un partito a conduzione familiare, quella dei Bossi. Ma la dinastia termina qua. Oltretutto, l'impressione è che l'inchiesta non sia ancora finita e che potrebbero emergere fatti ancora clamorosi.
Come dice Pietro, il cerchio si chiude. Magico o no che sia.