La Lega rinuncia alla rata dei rimborsi elettorali. Evidentemente i lavori di ristrutturazione a casa Bossi sono finiti.
Battute a parte, i finanziamenti pubblici ai partiti sembrano costituire la fonte di sopravivvenza per le forze politiche, e non è così semplice farne a meno. Le ultime dichiarazioni di Antonio Misiani, tesoriere del PD, poi sono piuttosto emblematiche a riguardo: il partito ha necessità della prossima rata per potere sanare i propri conti. Da qui si comprende la riluttanza di Bersani a cancellare la norma del finanziamento pubblico ( e non si comprende invece, se c'erano queste difficoltà, il mancato controllo alle casse della Margherita).
Ma qualcosa va comunque fatta, anche per dare un segnale ai cittadini, proprio per non dare spazio all'aria di antipolitica che tutti temono.
Innazitutto vanno evitati costi eccessivi e non motivati, come i "monogruppi" dei Consigli regionali.
Se poi il timore è che senza i finanziamenti pubblici ci sia il rischio che la politica diventi appannaggio solo per il "noto miliardario padrone delle TV" o comunque di chi dispone di grandi patrimoni, si potrebbe pensare ad un tetto di spesa per le campagne elettorali, a rendere gratuiti gli spazi TV e mettere mano, una volta per tutte, ad una legge sul conflitto di interessi.
Per il momento gli accordi tra PD, Pdl e Udc prevedono norme su una maggiore trasparenza dei bilanci tramite il controllo di un'apposita commissione e sanzioni severe per chi trasgredisce. Inoltre, è stato programmato un dimezzamento graduale dei rimborsi elettorali da qui a 3-4 anni, che ci pone sulla linea di altri Paesi europei. E' qualcosa, ma si può fare di più e meglio.