Non ce ne rendiamo conto, ma per realizzare il computer che usiamo in ufficio, la bici con cui facciamo le nostre escursioni, la borsa firmata oppure le scarpe all’ultima moda che indossiamo, milioni di persone sono ridotte in schiavitù e costrette a lavorare per mantenere il nostro stile di vita.
Perché, spesso, ciò che consumiamo e utilizziamo ogni giorno proviene dallo sfruttamento disumano ed illegale di manodopera a basso costo: degli schiavi, appunto.
Call+Response, organizzazione non profit che si batte da anni per porre fine alla schiavitù, ha creato Slavery Footprint, un’applicazione web che consente di rivelare quanti schiavi, senza saperlo, abbiamo ogni giorno alle nostre dipendenze in base allo stile di vita, abitudini e dimensioni del nucleo familiare.
Io ho visitato il sito e ho risposto alle 11 pagine di questionario.
Ho così scoperto che 38 schiavi nel mondo lavorano per me (vedi immagine).
(fonte: Corriere.it)