Il giorno dopo: sembra di essere stralunati, si cammina quasi come sonnambuli, increduli, e quando si incrocia qualcuno, gli sguardi si dicono "Ma è davvero finita? E soprattutto, ce la faremo?".
Perché il difficile viene ora: sappiamo che ci attendono prove dure, che il risanamento sarà lungo e doloroso.
Ma chi ci porterà fuori? Riuscirà il governo tecnico dove ha fallito la politica? I timori di molti non sono così infondati: come accaduto nel dopo Tangentopoli, si può anche correre il rischio di cascare peggio. Anche se sembra impossibile: il governo Berlusconi-Bossi è stato effettivamente un disastro completo. E chi ancora crede in questo balzano duo, dovrebbe ricordarsi, ad esempio, dell'ormai fantomatico "contratto con gli italiani" firmato da Berlusconi nel 2001 e disatteso in ogni suo punto. O al ventilato federalismo urlato e promesso ai "padani" da Bossi e di cui non si trova traccia nell'ultimo maxiemendamento, segno evidente che la Lega è stata la prima a non crederci o a sapere di non essere in grado di portarlo a termine. Per non parlare poi delle recenti promesse fatte a Pontida (vi rammentate il famoso volantino dei "fatti in tempi certi"?).
Tocca perciò a noi del PD la sfida più difficile: dalle macerie dovremo ricostruire quasi da zero non solo l'economia, ma anche i fondamenti dell'educazione civica, della cultura, del merito, della solidarietà, della libertà, dell'informazione, del rispetto delle donne, dei diritti dei più deboli. E della credibilità della politica. Insomma, le cose da fare sono parecchie: ci sarà da tirarsi su le maniche, per usare un vecchio slogan del PD caro a Bersani.
Coraggio, allora! E oltre alle maniche, tiriamoci su il morale, chiudendo con quello che avrebbe dovuto essere il vero, ultimo, videomessaggio di Berlusconi.