Cosa si può dire del raduno annuale della Lega di ieri? C'è chi ha visto una proposta debolissima, chi invece una sagra strapaesana, con un leader e una leadership “comici” e una platea da “teatro dei pupi”, altri addirittura si sono buttati sulla fantascienza.
Ci si attendeva l'ultimatum al governo (e qualcuno ne ha addirittura ideato un generatore): noi non ci aspettavamo nulla, e nulla è stato, e l'impressione è che il gioco sia finito (come recita lo striscione nella foto). Bossi infatti non sa più che pesci pigliare e tira a campare: ormai è costretto a stare incatenato a Berlusconi fino alla fine, non perché crede in lui, ma solo perché "se si vota ora vince la sinistra" (che è una sorta di ammissione di propria impotenza e di fallimento del governo). Forse anche per questo ha detto qualcosa di sinistra:
- la riscrittura del Patto di Stabilità per i comuni (già chiesto da più di un anno da Pierlugi Bersani)
- il finanziamento del trasporto pubblico locale (una battaglia del PD nazionale e regionale)
- i paletti ad Equitalia, agenzia di riscossione tasse creata dal governo di centrodestra di cui Bossi fa parte. E oltre a questo, già il 7 giugno il PD alla Camera dei Deputati ha adottato una mozione a riguardo;
- la riduzione del numero dei parlamentari, una questione che il PD chiede da tempo di discutere ma su cui il governo di Berlusconi e Bossi ha sempre glissato;
- i tagli alla politica (altra battaglia del PD), con meno auto blu e voli di stato, salvo poi scoprire che con il centrodestra al governo le ore per i voli di Stato sono più che raddoppiate, mentre per il numero di auto blu (le stesse di cui Bossi fa uso per andare ad Arcore) abbiamo il primato mondiale.
E poi
- stop alla guerra in Libia (su cui Frattini ha già detto no e che comunque era stata votata dalla Lega in Parlamento)
- meno tasse per artigiani e piccole imprese (dimenticando che con il federalismo municipale della Lega, grazie all'introduzione dell'Imu, artigiani e piccole imprese saranno ulteriormente tassati)
- la rivendicazione per la proroga concessa a pochi allevatori (amici e furbetti) per le multe delle quote latte (il cui mancato pagamento costa all'Italia svariati miliardi di sanzione)
- i ministeri al Nord (a Monza per la precisione: e Varese?), che il Pdl però ha già dichiarato fissi e stabili a Roma. Ed è certo meglio così, perché magari, dallo sdoppiamento di questi enti, si assisterebbe ad una selezione del personale sul modello della "carrocciopoli bresciana", con posti da distribuire ad amici e parenti, ed ulteriori sprechi di risorse.
Tutte promesse che il popolo padano ha accolto quasi con freddezza, così come ha fatto con l'improbabile volantino/scadenzario distribuito sul pratone. La base leghista si è scaldata solo al grido di "secessione" e quando Bossi ha accennato alla fine dell'alleanza con Berlusconi (perché ieri il nemico del Nord sembrava proprio Silvio). Ma l'Umberto su questo ha poi frenato, prendendosi qualche fischio. Perché pure gli elettori leghisti sono delusi di questo governo. E forse un pochino anche del loro amato "Capo", di cui hanno iniziato ad accettarne con rassegnazione il declino. Tanto è vero che già inneggiavano a Maroni presidente del Consiglio. E il buon Roberto, davanti ai suoi "barbari sognanti", forse già immedesimandosi nel ruolo, ha sparato indebitamente contro la magistratura.
Chissà, oltre alla fine del berlusconismo, stiamo per assistere anche al tramonto del leghismo e della stella di Bossi. E la fotosequenza, che ritrae Maroni che sta per cadere saltando giù dal palco, pare quasi una profetica allegoria.
Caro leghista, aspetta e spera... Ma fino a quando?