La Commissione Nazionale di Garanzia del PD ieri ha sospeso Filippo Penati dal Partito. Un atto dovuto, si potrebbe dire, visto lo sviluppo che stanno avendo le indagini dei magistrati. In realtà Filippo Penati si era già autosospeso e, cosa più importante, aveva comunicato in una lettera al Partito, che avrebbe rinunciato alla prescrizione.
Colpevole o meno, Penati di passi indietro ne ha fatti diversi, e la rinuncia alla prescrizione sarebbe di certo il più importante: anche perché sancirà la differenza del Partito.
Lo choc per le accuse a Penati e il "sistema Sesto" è stato forte, inutile negarlo: lo si è visto dalle reazioni.
Ma comunque sia, anche se Filippo Penati dovesse alla fine risultare innocente (come tutti ci auguriamo), resta il fatto che il Partito deve ripensare a nuove misure per evitare in futuro che altre ombre possano addensarsi, perché, come si è visto, le maglie sono ancora larghe.
Il limite al doppio mandato diventa quindi VINCOLANTE (al massimo 3 mandati, e basta deroghe!), così come le primarie, che mai ed in nessuna occasione devono essere messe in dubbio.
Lo Statuto del PD è rigoroso sotto l'aspetto etico e del rispetto delle regole: ma occorrono ulteriori anticorpi per prevenire e, soprattutto, fare in modo che se c'è qualcosa che non va, il Partito lo scopra prima dei magistrati.
Un ricambio dirigenziale? Nuovi vincoli da apportare nello Statuto? Ulteriori controlli da parte di un nuovo organo ad hoc con maggiori poteri?
Le soluzioni sono diverse, ma il risultato deve essere sempre quello di presentare un Partito credibile e in grado di offrire un'alternativa allo sfascio odierno (economico e istituzionale) a cui stiamo assistendo.