Il ministero della Pubblica Istruzione chiude una classe di prima elementare di una scuola di Milano perché su 17 iscritti 15 sono stranieri: «non si favorisce l'inserimento degli immigrati se si creano classi-ghetto frequentate solo da alunni stranieri», è stata la nota del ministero che conferma «la volontà di proseguire sulla strada dell'integrazione».
L'equivoco però sta nel fatto di continuare a considerare "stranieri" bambini nati in Italia, che hanno frequentato la scuola materna a Milano, conoscono l'italiano e non hanno problemi di «competenza linguistica». Perché la vera integrazione si raggiunge riconoscendo che gli "stranieri in casa nostra" spesso hanno tutto il diritto di essere italiani quanto noi e quindi di sentirsi a casa propria. E nascere in Italia, così come viverci e pagare le tasse, deve garantire la cittadinanza e tutti gli altri diritti connessi.
Parleremo anche di questo nella nostra prossima iniziativa di settembre che terremo a Vedano Olona, in cui presenteremo il libro "Stranieri in casa nostra" dell'economista Francesco Daveri, che sarà presente all'iniziativa.
sabato 3 settembre 2011
Integrazione o discriminazione?
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