In Lombardia la voce sanità rappresenta il capitolo più importante nelle attività della Regione. Basti pensare che oltre metà delle risorse del Bilancio regionale sono destinate ogni anno a questo settore.
Giuseppe Adamoli qualche settimana fa aveva segnalato il pericolo di lottizzazione del sistema ospedaliero, non solo per quanto riguarda la scelta dei direttori generali, ma "anche dei direttori sanitari e i direttori amministrativi, che sono figure tecniche che non portano la responsabilità dell’indirizzo politico. Perfino la nomina dei primari subisce questa patologia spartitoria".
Un giudizio, quello di Adamoli, che aveva trovato conferma nelle parole dell'assessore alla Sanità, Luciano Bresciani (Lega), che in un'intervista al "Corriere" aveva rivendicato il criterio elettorale per la scelta dei direttori sanitari: «La logica nella nomina dei direttori generali di Asl e ospedali è fondamentalmente legata al peso del voto espresso dalla popolazione. Le proporzioni saranno pesate sul volume di preferenze ottenute dagli alleati».
Insomma, la "torta" è consistente, ed ognuno vuole la sua bella "fetta". E la disputa delle poltrone ha addirittura provocato una spaccatura interna alla Lega.
L'intervista aveva scatenato le giuste reazioni del segretario regionale PD Maurizio Martina e del consigliere regionale PD Alessandro Alfieri, concordi ambedue sul fatto che debbano essere meritocrazia e professionalità a prevalere nella scelta.
Il presidente Formigoni nega invece che esista un sistema di lottizzazione. Ma lo sanno anche i muri che, ad esempio, le nomine dei primari dipendano ormai dall'appartenenza o meno di questi a CL.
Nulla da eccepire sulla professionalità di chi viene attualmente nominato, ma questo criterio genera ormai un sistema chiuso, con il rischio di avere strutture bloccate dal punto di vista della crescita professionale, oltre a mancanza di controlli che può generare situazioni incresciose, tipo casi di corruzione, come l'ultimo che ha coinvolto nell'inchiesta dei magistrati 2 direttori generali (area CL) ed addirittura il capo dell'ufficio stampa dell'assessore alla Sanità. Inchiesta, che per onor di cronaca, ha preso l'avvio da un esposto del capogruppo della Lega al Pirellone, Stefano Galli, dopo un tentativo di corruzione che lui aveva rifiutato. A lui, quindi, tanto di cappello.