Chi ha perso e chi ha vinto martedì 14 dicembre alla Camera? La risposta più gettonata è "la vittoria di Pirro" di Berlusconi. La classifica metafora usata da sempre per nascondere le sconfitte proprie o ridimensionare le vittorie altrui. Per come si era messa, a Berlusconi è andata bene: certo, con questa maggioranza risicata che si basa su 2-3 voti di vantaggio non può pensare di governare, però ora ha tempo per respirare e pensare a contrattaccare, allargando la maggioranza (leggasi: nuove compravendite). Fini esce ridimensionato, o comunque con una posizione più traballante: la nascita del Terzo Polo con Casini e Rutelli non è solo una risposta immediata a Berlusconi, ma anche l'urgenza di cambiamento dei piani. L'Idv conferma una volta di più l'approssimazione di una forza politica che si basa più sulle urla che non sulle proposte, e questo va spesso a discapito della qualità dei candidati scelti.
E il PD? Sono piovute molte critiche sui democratici e su Bersani. Ingiuste. Perché se prima del voto si diceva che il merito dell'eventuale caduta del governo sarebbe stato attribuito a Fini e non al PD, non si capisce perché ora si addossi al PD la responsabilità di quanto accaduto in Aula.
Forse il governo non è "clinicamente morto" come afferma Bersani: ma attaccare in questo momento il Segretario ed "incendiare" il Partito è sbagliato. Soprattutto se a farlo è magari chi in passato ha candidato Calearo. Semmai, ora dobbiamo compattarci più che mai, perché la nascita del Terzo Polo apre nuovi scenari: il centrodestra si è spaccato, e nemmeno la compravendita potrà ridargli il vantaggio di 100 parlamentari che aveva prima. In modo compatto si decida quindi se continuare sulla linea portata fin qui avanti, applicare dei correttivi o cambiare totalmente: senza insulti e senza strappi.
Qui gli interventi alla Camera e in Senato dei Parlamentari PD sulla mozione di sfiducia.