mercoledì 19 maggio 2010

La Lombardia tra federalismo e formigonismo

Nei giorni dell'insediamento del nuovo Consiglio Regionale scopriamo da un'intervista che Formigoni è un federalista convinto. Dalla stessa intervista scopriamo anche che sul tema del federalismo il centrosinistra arrivò per primo: infatti già nel 2001 fu approvata una legge che può consentire subito un federalismo differenziato alle regioni che vogliono metterlo in atto.
Ad ogni modo, facendo leva proprio su questa legge, il 4 volte-governatore si dice pronto ed aspira ad un'autonomia per 12 materie, tra cui sanità e scuola. In particolare sulla scuola si pronuncia così: «La Lombardia è pronta a investire risorse proprie e anche private. Lei sa quanti imprenditori sarebbero pronti a investire risorse su una scuola diversa più legata al proprio territorio e alle esigenze del territorio?». Immaginiamo quali e quanti imprenditori sono pronti per i piani di Formigoni: quelli affiliati a Compagnia delle Opere, il braccio economico di Comunione e Liberazione. Più o meno come è successo nella sanità, in cui il privato è stato avvantaggiato a totale scapito del pubblico, con disservizi, frodi e scandali vari, oltre a cospicue spese (la Lombardia spende in sanità 17 dei 21 miliardi a bilancio).
Il pericolo è che la Lombardia più che autonoma e federalista si trasformi in Formigonia, con un potere accentrato in maniera assolutistica, la distruzione programmata delle strutture pubbliche a favore delle private, i guadagni nelle tasche di pochi: tutto a scapito dei cittadini, che senza saperlo si trovano già indebitati grazie al miliardo e passa di derivati che la nostra Regione ha acquisito nel 2002: così ci ritroviamo in tasca bond della Grecia, ma anche del Lazio, della Sicilia, della Campania: tutti titoli solidi, come si vede, all'insegna di un vero e proprio federalismo del rischio e del debito, visti i pesanti interessi che pagheremo quando dovremo rendere i soldi alle banche.