giovedì 20 maggio 2010

Avanza la legge per la tutela della privacy dei mafiosi

In Parlamento si fanno le ore piccole per approvare il più in fretta possibile il disegno di legge governativo sulle intercettazioni. In un momento in cui, grazie anche alle intercettazioni, i cittadini hanno scoperto il dilagare della corruzione ed il malaffare tra "casta" e "cricca" (che hanno portato alle clamorose dimissioni di un ministro coinvolto), il governo, invece di provvedere a norme più severe su tangenti ed autoriciclaggio (il DDL anticorruzione è ancora fermo da dicembre 2009, quando venne annunciato) elabora una legge che, con la scusa di colpire l’abuso di intercettazioni, renderà i cittadini più insicuri di fronte alla delinquenza; meno uguali, a forza di eccezioni per parlamentari, preti e agenti segreti; e più disinformati. E davvero sconcertano dichiarazioni come quella di Daniela Santanché (vedi video) sulla "privacy dei mafiosi": perché, dato per scontato che non si è in malafede, significa non avere proprio idea di che cosa si discute.
Il fatto è che in questo Paese si preferisce fare la voce grossa ed essere inflessibili con i deboli, arrivando persino ad escludere dalle mense scolastiche i bambini delle famiglie che sono in arretrato con i pagamenti, ma si chiude un occhio e magari due di fronte a chi, corrompendo e facendosi corrompere, deruba alla grande i contribuenti, fa lievitare costi e tare degli appalti, falsa la concorrenza tra imprese e sovverte i criteri di merito tra le persone.
E spiace riscontrare che questa situazione si ritrovi anche nel nostro comune, dove i partiti locali di centrodestra nelle interviste e sui loro organi istituzionali si esaltano per sanzioni comminate ai mendicanti a seguito di una loro ordinanza, mentre nulla dicono e chinano la testa (probabilmente per imbarazzo, sudditanza o ignavia) davanti a vicende come quella del ministro Scajola.
E lo diciamo senza fare "facile ironia", perché c'è poco da scherzare su questi argomenti.