L'attacco alla chiesa cristiana di Baghdad, avvenuto un paio di giorni fa, è l'ultimo di una serie che da qualche anno interessa tutto il Medio Oriente (Iraq in particolare).
"L'Independent" (quotidiano britannico) ha portato avanti un'inchiesta a tal proposito, rivelando un esodo di proporzioni bibliche da parte di comunità cristiane: "In tutto il Medio Oriente è la stessa storia: minoranze cristiane disperate e a volte terrorizzate che lasciano i villaggi e le città di origine", scrive il giornalista Robert Fisk.
Una vera e propria fuga di massa dalle conseguenze devastanti: basti pensare infatti che nel 1900 i cristiani erano il 22,7% degli abitanti del Medio Oriente, mentre oggi sono meno del 6% del totale.
La cosa paradossale è che in Iraq i cristiani oggi sono appena 550 mila (il 3% della popolazione), ma la maggior parte di loro è fuggita al tempo della prima guerra del Golfo nel 1991, soprattutto dopo l'invasione del 2003, ovvero a seguito dei conflitti che hanno portato nel paese di Saddam Hussein le truppe alleate di occupazione.
La questione però non riguarda solo l'Iraq: più della metà dei cristiani del Libano, un tempo una maggioranza, vive fuori dal paese. E in Egitto, i copti rappresentano meno del 10% della popolazione, raggiungendo un numero di circa 8 milioni di fedeli.
Una situazione che di certo non facilita il dialogo tra Cristianesimo ed Islam, e può rendere di conseguenza più complicata la convivenza tra le 2 culture anche qui in Occidente.