venerdì 19 novembre 2010

Toc toc: infrastrutture e mobilità. La proposta del PD.


L’Italia è un Paese di poeti, santi e pendolari. E il PD vuole e deve essere il partito dei pendolari. D'altra parte alcune cifre parlano chiaro: ogni giorno sono 15 milioni i pendolari che utilizzano bus, metrò, tram e treni, ed il 95% di chi prende un treno sono pendolari.
Il governo però ha previsto tagli del 30% a Regioni, Province e Comuni che si abbatteranno quasi integralmente sul trasporto pubblico locale.
Ci saranno perciò effetti diretti:
- la riduzione dell’offerta di servizio attualmente erogata;
- rischio di un forte aumento delle tariffe, anche di oltre il 50%;
- il forte rischio di taglio dei livelli occupazionali del settore. Tagli che potrebbero addirittura interessare oltre 18 mila lavoratori.
Ed effetti indiretti: l’aumento della congestione sulle strade; il conseguente aumento dei livelli di inquinamento; un danno al sistema produttivo; costi in più famiglie.
Per questo, per difendere i diritti sostanziali di chi deve viaggiare per lavoro e studio e rilanciare il trasporto pubblico locale, occorre:
- Ridare agli Enti Locali le risorse sottratte ingiustamente solo qualche mese fa.
- Finanziare il rinnovo dei parco mezzi per garantire più affidabilità, comfort e inquinare meno.
- Investire sulla rete e sulla tecnologia per far diventare concreta l’Alta Capacità, in modo da aumentare la frequenza dei treni e da garantire un servizio migliore, usando al meglio le tracce lasciate libere dall’Alta Velocità.
Nell'ambito dell'operazione "porta per porta", il Partito Democratico ha anche studiato un piano di medie e piccole opere subito realizzabili per il rilancio delle infrastrutture e del trasporto in Italia. I soldi infatti sono pochi e bisogna usarli bene. Il Governo Berlusconi si ostina invece su inutili e costosissime opere, come nel caso del Ponte sullo Stretto, oppure su operazioni finanziarie caricate interamente sulle spalle dei contribuenti, come nel caso dell’Alitalia.
Al contrario serve un piano delle 100 “piccole e medie (ma grandi) opere”. Opere immediatamente cantierabili su cui sbloccare rapidamente risorse e autorizzazioni, con l’obiettivo di aumentare efficienza e soprattutto intermodalità delle nostre reti di trasporto. Le caratteristiche geografiche del nostro Paese (una penisola allungata nel mare più trafficato del pianeta e con molti ostacoli naturali che rendono difficili gli spostamenti), quelle economiche (una struttura produttiva caratterizzata da moltissime piccole aziende polverizzate sul territorio) e quelle storiche (8.000 grandi e piccoli comuni diffusi sul territorio) ci devono infatti spingere verso scelte chiare:
- usare molto la ferrovia per le merci sui lunghi spostamenti (con gli incentivi del ferrobonus) e il trasporto su gomma negli altri casi;
- scambiare le merci tra ferro e gomma in grandi e organizzati interporti;
- valorizzare il sistema della portualità e collegarlo con adeguati snodi ferroviari tecnologicamente avanzati, sostenendolo anche attraverso l’autonomia finanziaria;
- rilanciare l’idea vincente delle “autostrade del mare” (con gli incentivi dell’ecobonus) in connessione con ferro e gomma;
- ridare dignità a lavoratori e aziende dell’autotrasporto mettendoli nelle condizioni di stare sul mercato, riducendo la frammentazione, eliminando l’intermediazione parassitaria, contrastando la criminalità organizzata.
Proposte concrete da parte del PD, che dovrebbero subito diventare realtà, perché una Nazione che vuole competere a livello mondiale deve poter contare su di un moderno ed efficiente sistema della mobilità delle merci e delle persone, elemento essenziale per il rilancio economico, occupazionale e industriale.