La "casta" non ci sta, anzi, si ribella. I nostri parlamentari affermano infatti di essere i meno pagati d'Europa: solo 5.000 euro netti.
Forse varrà per l'indennità, ma i nostri politici godono anche di privilegi, extra e benefit che in altre nazioni non sono previsti. Ad esempio i rimborsi spese per trasferte, vitto e alloggio (circa 4.000 euro), oppure altri 4-5.000 euro per i compensi a collaboratori (spesso pagati in nero, esentasse, e con cifre irrisorie). Per non parlare poi della possibilità di utilizzare gratis treni, aerei e autostrade.
La commissione Giovannini, incaricata di individuare una media degli stipendi dei parlamentari europei, si dice impossibilitata a farlo, a causa anche di una legge scritta male e difficile da interpretare (eredità del fallito governo Berlusconi-Bossi).
A me però sembra così semplice: anni fa il Parlamento Europeo aveva messo come ipotesi di inserire nel proprio Statuto un tetto agli stipendi dei parlamentari, fissato a 7.000 euro lordi, a cui aggiungere un rimborso per viaggi, missioni e assistenti basato sulle spese effettivamente sostenute e con un rimborso forfettario per tutte le altre voci. Una proposta che entrerà in vigore a quanto pare tra un paio d'anni, e che potremmo adottare fin da subito qui in Italia. Poi, abolire i vitalizi, anomalia tutta italiana, e durante il mandato parlamentare, i contributi pensionistici devono essere a carico sì dello Stato, ma devono riguardare l'effettiva attività lavorativa di deputati e senatori svolta fuori dal proprio incarico e versati al rispettivo ente di previdenza.
Una cosa comunque è certa: una soluzione va trovata al più presto. Così infatti non si può restare: non perché siano gli stipendi dei politici la causa della crisi (anche se un po' di soldi risparmiati vanno sempre bene), ma per dare un segnale al Paese, a cui si sono chiesti enormi sacrifici, ed evitare così il montare dell'antipolitica. Riusciranno a capirlo? Intanto, il buon esempio lo danno i piccoli amministratori locali.