Al confine elvetico tornano i "fiscovelox" della Guardia di Finanza: rilevatori che registrano le targhe delle vetture dirette in Svizzera, permettendo, attraverso controlli incrociati, di scoprire potenziali evasori. Perché è sempre più in aumento la fuga di capitali all'estero. Ma oltre a quelli, se ne vanno anche le aziende. Ed è senz'altro peggio.
Solo in provincia di Varese l'osservatorio di Confapi Varese, l'associazione della piccole e medie industrie, ha rilevato che negli ultimi mesi del 2011 il 2-3% delle imprese ha già in parte avviato attività produttive in Canton Ticino, e sul totale delle aziende associate a Confapi, circa un migliaio in provincia di Varese, la percentuale di chi ha manifestato l'intenzione di rivolgersi al territorio elvetico arriva anche al 10%.
Le ragioni di questa migrazione sono condizioni di lavoro migliori rispetto all’Italia: tasse che non superano il 20%, burocrazia e giustizia efficienti, stabilità politica e pace sindacale. E oltre a questo, l'accesso al credito, in Italia sempre più difficile.
Le soluzioni per fare fronte a questa emorragia di potenzialità le suggerisce Franco Colombo, presidente di Confapi Varese: misure per creare un'area defiscalizzata e sburocratizzata al confine con la Svizzera; un nuovo patto tra Stato e imprenditori, con tassazione più bassa (soprattutto sul lavoro) ma tolleranza zero verso gli evasori. E l'annosa questione dell'articolo 18, che infiamma in questo momento il dibattito sul lavoro, è addirittura secondaria: ciò che gli imprenditori chiedono, in un periodo di crisi grave come questo, è uno Stato amico, capace di offrire sostegno e comprensione. Proprio come in Svizzera.