188 poliziotti feriti e contusi, quasi 200 anche tra i manifestanti: la cronaca di una vera e propria giornata di guerriglia, con lanci di pietre e petardi da una parte e lacrimogeni dall'altra. E' quanto accaduto ieri in Val di Susa, in occasione della manifestazione dei comitati No-Tav. Frange di violenti, veri e propri terroristi, si sono mischiati tra chi manifestava pacificamente: oltre 50.000 persone, tra cui donne, anziani, bambini. I black block (si ipotizza anche provenienti dall'estero) si sono staccati dal corteo, ed hanno portato un vero e proprio attacco militare contro le forze dell'ordine e gli operai presenti nel cantiere. La protesta, se pacifica e portata in termini civili, è più che legittima. Ma deve essere assolutamente da condannare ogni forma di violenza. Tutta la solidarietà va senz'altro alle forze dell'ordine, però non possiamo non rilevare il fallimento della politica nella vicenda Tav in Val di Susa. Al di là dei dubbi sull'utilità o meno di questo progetto (tenendo conto che il suo studio è stato avallato circa una decina di anni fa e che per la realizzazione finale occorrono almeno altri 10 anni, con tutti i mutamenti degli scenari economici/sociali che sono avvenuti e avverrano nel frattempo), rimane il fatto che l'opera sia stata imposta, senza che si sia riusciti a trovare un punto d'incontro con una larga fetta della popolazione della Valle: ieri infatti in prima fila nel corteo sfilavano una trentina di amministratori locali. Segno che la comunità è piuttosto compatta anche a livello di chi li rappresenta istituzionalmente.