Il fallito attentato a Maurizio Belpietro (ormai giornalista di gossip) pone inquietanti dubbi e perplessità: chi è il misterioso attentatore? Come è entrato nel palazzo dove vive il direttore di "Libero"? E soprattutto, come è fuggito? Oltre a questo, l'agente di scorta che ha sventato l'attentato, è stato protagonista di un episodio analogo anni fa, quando era di scorta all'ex-giudice D'Ambrosio. E anche allora fu mistero fitto.
Certo, sarebbe davvero grave se ci trovassimo in presenza di fatti che pensavamo di avere sepolto nel tempo. E sono da condannare tutti gli atti di violenza che cercano di sopprimere la libertà di stampa e di pensiero, qualunque essa sia.
Qualcuno ha comunque provato, pazientemente, a ricostruire l'episodio, analizzandone tutte le incongruenze. Ed iniziano ad emergere dubbi tra gli stessi inquirenti che stanno indagando. Qualcun altro invece, per metterla sul ridere, crede di aver individuato l'attentatore dall'identikit ricostruito dalla testimonianza dell'agente.
Ad ogni modo, fa specie sentire parlare di clima d'odio, di accuse di "mandanti morali" rivolte a chi critica il premier (politici dell'opposizione, giornalisti, coinvolgendo perfino il mondo di Facebook ed il Popolo Viola, che guarda caso avrebbe manifestato il giorno successivo) proprio da parte di chi ha fatto del proprio giornale (che di libero ha solo impropriamente il nome) un vero e proprio strumento di demonizzazione e demolizione degli avversari del premier e della maggioranza.
I toni, dobbiamo abbassarli tutti.