Oltre 300 miliardi di euro all'anno: questa è la cifra stimata da un recente studio della CGIA di Mestre in termini di imponibile evaso, ottenuta dopo aver elaborato una serie di dati ministeriali e dell’Istat.
Si parla spesso degli sprechi che aggravano ulteriormente il debito pubblico del nostro Paese: ma i danni creati dall'evasione fiscale sono ancora più gravi, perché il "conto" viene scaricato sulle spalle dei cittadini onesti che le tasse invece le pagano.
Anche grazie alla spinta dell'amministrazione Obama, ora i paesi occidentali hanno deciso di "violare" i "paradisi fiscali", e dire basta a questo vero e proprio furto, coordinando anche azioni mirate.
Tempi duri, quindi, per i furbetti: e nonostante il nostro governo abbia applicato norme che tendono proprio a pesare sul recupero dell' evasione (come l'abolizione di alcune norme varate nella precedente legislatura: la cancellazione dell' elenco clienti-fornitori e della tracciabilità dei compensi professionali, e l'introduzione del nuovo «scudo fiscale» di Tremonti), l'Agenzia delle Entrate e gli uomini della Guardia di Finanza si sono dati molto da fare: dai conti off-shore all'estero ai controlli sulle nostre coste di attività turistico-balneari e yacht, per gli evasori si annuncia un'estate proprio torrida.
Resta comunque aperta la questione delle tasse sul lavoro che, secondo l'Eurostat, in Italia sono le più alte d' Europa: il 44% (contro il 34,4 della media continentale). Senza voler giustificare chi evade le tasse, un provvedimento a favore di un ribasso delle imposte su lavoro e imprese renderebbe meno "difficoltoso" il pagamento delle stesse (oltre che una boccata di ossigeno alle aziende stesse). Anche se la maggior parte degli evasori TOTALI non paga le tasse, non perché in difficoltà, ma proprio per il puro scopo di delinquere.