La conferenza stampa di ieri del nostro premier ha dato l'impressione che possa essere forse l'ultima: abbiamo udito la solita litania, un disco incantato che dura ormai da mesi, quasi più per convincere se stesso che gli italiani. Perché ormai non ci crede nessuno.
In autunno, infatti, il governo verrà davvero messo a dura prova, e non basteranno più gli spot e gli annunci a tenerlo a galla: prima o poi la gente aprirà gli occhi, soprattutto di fronte al corso degli eventi.
Ma per ora limitiamoci (e divertiamoci) a smontare alcuni dei punti autocelebrativi con cui Berlusconi ha promosso l'operato suo e del suo governo.
Partiamo innanzitutto dalla fantomatica RIPRESA economica: Berlusconi cita a suo supporto l'ultima analisi dell'Ocse. La stessa Ocse che però a giugno si diceva preoccupata per l'Italia. Cosa sarà cambiato in un mese da ribaltare la situazione? Oltretutto, i dati Istat relativi al Pil del secondo trimestre sono assolutamente negativi. Noi comunque preferiamo guardare i fatti, e l'unica cosa che nell'industria sembra prendere quota sono la disoccupazione e le proteste degli operai contro le fabbriche che chiudono tra l'indifferenza generale. Se questa è ripresa... (ma è anche vero che per Berlusconi anche Alitalia-Cai è in ripresa!)
Andiamo poi in ABRUZZO, dove, secondo il nostro premier, i terremotati sono gente felice ed avranno presto le case, i cui lavori di ricostruzione sono sono avanti di tre giorni rispetto al cronoprogramma che vede la consegna delle case entro fine novembre. Di tre giorni di anticipo sui lavori se ne era parlato anche a luglio: però allora le case erano state promesse a settembre. Comunque sia, mese più mese meno, promessa più promessa meno, l'importante è che nella ricostruzione venga rispettata l'identità culturale e territoriale de L'Aquila, e non si dia vita a insulse e ghettizzate "new town".
Berlusconi ha poi continuato nel suo delirio parlando de ritorno al NUCLEARE: un vantaggio per gli italiani che pagheranno bollette meno care come i francesi. A dire la verità, i vantaggi saranno solo per la Francia, che con i nostri soldi riuscirà a sollevare una tecnologia (quella nucleare) assolutamente deficitaria. E' vero che in Francia le bollette sono meno care per l'energia autoprodotta: però ci sono costi per il mantenimento delle centrali, per lo smaltimento delle scorie, che finiscono sul bilancio statale e vengono riversati sulle tasse dei cittadini. E oltre a questo, la Francia, come noi, pur avendo centrali nucleari non è assolutamente AUTOSUFFICIENTE per quanto riguarda l'energia. Teniamo poi conto di una cosa: attualmente in Italia paghiamo una componente per lo smantellamento delle centrali nucleari, a distanza di ben 20 anni dalla loro chiusura. Secondo questa logica sarà perciò inevitabile pagare delle nuove componenti in bolletta: per esempio una componente per la costruzione delle centrali nucleari, una per il loro funzionamento e una per lo smaltimento scorie. Diminuirà allora davvero il costo della bolletta? Sinceramente, crediamo che non si riuscirà a riportare l’Italia nel nucleare: non ci sono le risorse finanziarie. Il pericolo, piuttosto, è che saranno iniziati progetti costosi e inutili, che non verranno mai realizzati: la convenienza, infatti, starà nel costruire le centrali. Ovviamente per chi le costruirà, i soliti noti...
Altro punto su cui si è fatto vanto è la SICUREZZA, attribuendo alla scelta dei soldati nelle città il risultato del calo dei reati. A dire la verità, però, i reati in Italia è da almeno 2-3 anni che sono in calo, come si può verificare qui e qui. Ed allora non c'era Berlusconi al governo, né i soldati per le strade.
Sugli AMMORTIZZATORI sociali è stato invece detto che "sono stati stanziati 35 miliardi di euro": una cifra a dir poco esagerata. Così come fuori dalla realtà è la dichiarazione che "nessuno è stato lasciato solo": lo si vada a dire ai lavoratori precari.
Ultima nota, per i RIFIUTI campani. Un problema secondo lui risolto, mettendo in risalto anche il termovalorizzatore di Acerra, che potrà, a suo dire, essere utile anche per l'emergenza di altre regioni. Però l'impianto di Acerra non è ancora funzionante, né le discariche in Campania sono ancora a pieno regime: allora dove finiscono i rifiuti? Se volete essere aggiornati, leggete qui.
E visto l'ennesimo attacco portato ieri all'informazione che osa criticare il governo, seguite la Rete e divulgate ciò che non viene trasmesso in TV.