La sentenza del TAR del Lazio sui docenti di Religione ha aperto un vero e proprio conflitto a tutto campo.
A contrapporsi sono i paladini della religione cattolica ed i fautori della laicità dello Stato.
Ecco quindi, schierarsi contro la decisione del Tribunale, i vescovi della CEI, il ministro Gelmini e altri rappresentanti del centrodestra, ma anche cattolici del PD come Paola Binetti e Giuseppe Fioroni, tra l'altro ex-ministro della Pubblica Istruzione del precedente governo Prodi e da cui, ricordiamolo, è partita questa vicenda.
Sull'altro fronte, i componenti del ricorso accolto (la Consulta Romana per la Laicità alle comunità ebraiche, gli atei dello Uaar, gli evangelici luterani, i battisti e i valdesi, insieme a un folto numero di associazioni laiche di docenti) e diversi esponenti di partiti del centro-sinistra (Di Pietro, Rizzo ed Englaro, giusto per fare qualche nome) ma anche del centro-destra (come il deputato PdL Benedetto Della Vedova).
Uno scontro trasversale, quindi.
Analizzando la sentenza e la storia che vi è dietro, comunque, va considerato che questa non è una condanna del Cristianesimo (come scioccamente teorizzato da qualcuno), né si fa divieto all'insegnamento della religione cattolica nelle scuole: viene semmai impedito ai docenti di religione cattolica di partecipare "a pieno titolo" agli scrutini ed il loro insegnamento non possono determinare i crediti scolastici. Questo per evitare un'azione discriminatoria nei confronti di chi decide (per motivi personali o di credo) di non frequentare l'ora di religione.
Il tribunale ed i giudici quindi, per l'ennesima volta, hanno dovuto andare a colmare una falla del sistema.
Fermo restando che deve essere salvaguardata la laicità dello Stato e l'autonomia della sua scuola, non va dimenticato che la religione cattolica esprime sicuramente un patrimonio di storia, di valori e di tradizioni importante per la nostra società, che sui suoi capisaldi si è formata. Però, anziché lanciarsi in simili crociate, perché non sedersi invece intorno ad un tavolo, trovare dei compromessi e pensare a riformare la materia, il suo insegnamento? A rivedere anche l'assegnazione dell'incarico dei docenti? Teniamo conto poi che stiamo avviandoci verso una società multietnica: in futuro altri credi religiosi sono destinati ad aumentare. E l'ora di religione a scuola potrebbe essere uno strumento in più per favorire l'integrazione.
Per cui, perché non pensare appunto ad una trasformazione di questa materia, come anche giovani studenti suggeriscono? E ciò non significa mortificare e penalizzare la religione cattolica, ma semmai arricchirla con confronti e contenuti nuovi.
Apriamo quindi un dibattito costruttivo e non trinceriamoci dietro a posizioni ferree: perché imporre una cosa (attraverso aule di tribunale, tra l'altro) quando c'è l'opportunità di renderla accettabile da tutti?