La sentenza della Cassazione di oggi non riguarderà solo Berlusconi, ma l'intero sistema Italia. In questa udienza infatti sono emerse tutte le varianti che hanno contradddistinto gli ultimi 20 anni del panorama politico-istituzionale (e non solo): dalla piaga dell'evasione fiscale (che è il reato commesso, e mai smentito dalla difesa di Berlusconi, per cui si è celebrato il processo) al conflitto di interesse (che fa sì che si occupino diverse poltrone nello stesso momento e i controllati siano garanti di se stessi) per finire "alla sua insaputa" (gli avvocati di Berlusconi affermano che il loro cliente non poteva sapere della frode perché da quando è entrato in politica non si occupa più delle aziende: sì, ciao. Un'intuizione da principi del Foro che avrebbe potuto anche escogitare un qualunque adepto del fanclub Berlusconi...).
Ecco perché una normale causa di Cassazione per frode fiscale è diventata un affare di Stato: anche per questo (e forse soprattutto per questo) si assiste alle così dette "fibrillazioni" di partiti (o parte di loro) e istituzioni (e non solo) per l'esito della sentenza. E qualunque esso sarà, di certo un verdetto già c'è, ed è della storia: negli ultimi 20 anni il Paese è stato fatto arroccare (e bloccare) su se stesso per difendere le posizioni privilegiate di pochi furbi, a dispetto della legge, della morale, dell'equità e anche della democrazia. Sarebbe perciò ora di uscirne.