sabato 31 agosto 2013

Fare la guerra per portare la pace

Proprio una singolare strategia, che sembra voglia adottare anche il premio Nobel Barack Obama (seppur riluttante).
Forse è vero che c'è una "maledizione dell'America", per cui questo grande Paese non può sottrarsi alle responsabilità a cui sfuggono invece organismi internazionali e governi mondiali. A costo anche da agire isolato, perché anche gli alleati storici dicono no. Ma siamo sicuri che bombardare, seppure "limitatamente", sia l'unica soluzione per fermare i massacri perpetrati da dittatori alle popolazioni civili? Siamo sicuri che, con lo scoppio di un probabile conflitto, queste non soffriranno ancora di più? Davvero le diplomazie non possono fare nulla? E quando finalmente l'Onu sarà ristrutturata per avere forza e autorità necessarie per svolgere quel compito di arbitro e giudice per cui era stata creata?
Occorre soffermarsi bene su questi interrogativi e rifletterci a lungo, perché intervenire potrebbe scatenare una reazione a catena dagli esiti deflagranti ed imprevedibili: il passato (soprattutto recente), caro Presidente Obama, qualcosa dovrebbe insegnare.