Sull'Imu il PD è passato dai toni di guerra del segretario Epifani ("Non accettiamo ricatti dal Pdl") a quelli euforici per il superamento (ovvero l'abolizione) della tassa. Che era il succo del ricatto di Berlusconi, che adesso può cantare vittoria. Insomma, fuorché l'onore, tutto è salvo: Letta (nipote e anche zio), privilegi e status quo, e governo. E sotto sotto, anche l'Imu, che scompare come sigla (tranne per le imprese, che continuano ancora a pagarla), ma ricomparirà nel 2014 come importo da pagare inglobata nella nuova Service Tax. Una tassa che si prospetta insidiosa e per nulla equa, visto che probabilmente finirà per ricadere anche su una fascia di contribuenti, quella più debole (gli inquilini), che prima l'Imu non la pagavano affatto. E la "patata bollente" finirà nelle mani dei Comuni, a cui toccheranno gli oneri dell'incasso dell'imposta, ma anche l'onere di decidere le aliquote e a chi e come fare pagare (mettendoci la faccia), con il governo che se ne laverà le mani. In pratica, si scrive federalismo, ma si legge scaricabarile.
Purtroppo, invece di occuparsi di riforme strutturali legate al lavoro e all'occupazione, è stata fatta un'operazione di facciata, piegandosi alle promesse elettorali di Berlusconi e seguendo la sua agenda, preferendo tagliare le tasse sulle proprietà (anche ai più ricchi che possono pagarle senza problemi) anziché quelle sul costo del lavoro (come il buon senso e l'Europa suggerivano), che avrebbe sì rimesso in moto la ripresa.
E non è finita, perché grava il rischio dell'aumento sulle accise, che pagheremo tutti, per trovare le coperture al mancato versamento delle rate Imu 2013.
Così, vedere questo PD di Letta e di governo esultare per dei "contentini" da offrire a cassa integrati ed esodati (giusto qualche centinaio di milioni che non risolvono i problemi, ma serviranno a coprire solo le emergenze immediate), dopo che ha tradito per l'ennesima volta non solo la fiducia degli elettori, ma anche se stesso, fa davvero rabbia. E anche un po' schifo.