"La terra non ci appartiene ma è di tutti": per quanto banale, questa frase della ministra per l'integrazione Cecìle Kyenge in realtà mette in rilievo un grande impegno. Perché non è facile accogliere altri e condividere con loro i nostri beni. E soprattutto, invitare a farlo. Molto più semplice è raccogliere consensi parlando alla pancia della gente, senza offrire proposte politiche, ma stimolando l'egoismo insito in ognuno di noi, prospettando il bene proprio e non quello comune. E poi deve fare anche rabbia il fatto di essere consapevoli di non potere arrivare lì dove invece, grazie al talento e all'impegno, altri sono giunti. Altri che addirittura hanno la pelle di un colore diverso. E tu puoi solo attaccarti a questo, non potendo vantare un curriculum scolastico di alto livello né uno professionale di successo, visto che, magari, non hai neanche lavorato in vita tua. Essendo cosciente di questo, allora si prende di mira un bersaglio e lo si attacca ossessivamente, in maniera offensiva e pretestuosa, blaterando a vanvera e spiattellando inesattezze, dimostrando così la propria ottusità: perché non ci vuole molto a capire che ciò che si sta difendendo sono posizioni assurde e stupide. Per fortuna, però, ci sono anche italiani (e sono la stragrande maggioranza) che la pensano e agiscono diversamente: loro la coscienza ce l'hanno pulita.