Per il PD il digitale è “il motore a vapore” di questo secolo, e l'economia digitale è l'asse su cui ruota oggi lo sviluppo economico, fondamentale per la crescita di un Paese, come fattore primario di successo e incremento del PIL. L'Italia, a anche a causa di politiche ad personam, in questi anni purtroppo è rimasta indietro in questo ambito. Dobbiamo invece investire in innovazione e ricerca legate anche al digitale. E se le risorse sono poche, occorrono scelte politiche: per noi democratici, revisione della spesa significa tagliare le uscite improduttive per investire nelle infrastrutture strategiche per la crescita – come quelle digitali –, anche attraverso partenariati pubblico-privato e soprattutto attraverso un utilizzo efficace ed efficiente dei fondi europei, spesso sprecati o non attivati.
Nella nostra agenda digitale le priorità vanno a scuola (oggi solo il 15% delle aule è connesso in rete), sanità, e-commerce. Tra le idee del PD, anche l'adozione di un provvedimento analogo al Freedom of information act degli Usa per assicurare ai cittadini il pieno diritto alla possibilità di consultare online tutti i documenti della P.A. I punti focali su cui lavorare saranno essenzialmente 2:
- STARTUP, correggendo alcuni punti del pacchetto Passera sulle startup, «troppo limitanti e restrittivi, con l'obiettivo di alleggerire il carico burocratico», dando attuazione alle agevolazioni fiscali già previste per il 2013, 2014 e 2015, e introducendo anche in Italia il seed capital per nuove imprese, specie quelle generate da università, centri di ricerca, e spin-off di gruppi industriali italiani
- BANDA LARGA, rilanciando gli investimenti in fibra ottica, sviluppando «un piano infrastrutturale "straordinario", che sappia modulare e integrare gli investimenti pubblici a fondo perduto con quelli di investitori, pubblici e privati», indirizzando «i comportamenti degli operatori per fare sì che prevalga l'interesse nazionale».
Importante quindi colmare il divario nelle infrastrutture, visto che ad oggi il piano nazionale per la banda larga lanciato nel 2009 non ha raggiunto i risultati attesi e il divario digitale in Italia ha due facce: quella tra il nostro Paese e gli altri, specie dell'Unione Europea, e quella all'interno del territorio, tra Nord e Sud, tra grandi e piccoli centri, tra giovani e anziani. In Europa risultiamo terzultimi come percentuale di popolazione che si connette alla Rete almeno una volta alla settimana e nel 2011 solo il 51% degli italiani ha usato il web regolarmente, contro il 68% medio dei cittadini europei, preceduti da paesi come Cipro e Croazia.
Questo progetto permetterà l'innovazione, oltre che culturalmente e socialmente, soprattutto nel sistema economico, composto in maniera preponderante da piccole e medie aziende, e che ha bisogno di modernizzarsi per competere sullo scenario globale.
Altro aspetto fondamentale sarà la maggiore apertura e trasparenza nella Pubblica Amministrazione: per il Partito Democratico l'open government è una diversa concezione del rapporto tra istituzioni e cittadini e del ruolo del pubblico nella società, non un mero pacchetto di aggiornamento tecnologico della PA (vedi le fallite riforme di Brunetta). La nostra proposta di governo è un patto di cittadinanza nel quale le nuove tecnologie e gli strumenti digitali diventano un ponte tra i cittadini e lo Stato. Proporremo quindi di valorizzate esperienze positive di civil hacking che hanno portato a risultati importanti, come la legge della Regione Piemonte sul WI-FI libero o di sviluppare delle strategie di opendata, liberando nella rete i dati pubblici: perché non si può partecipare senza conoscere. E questo modello potrebbe essere realmente utile non solo per migliorare l'efficienza degli enti, ma soprattutto a vantaggio della trasparenza dei processi decisionali e della gestione degli iter burocratici.
I risultati quindi saranno:
- una PA digitale in cui cittadini e imprese possano adempiere in autonomia a gran parte degli iter previsti, mentre il personale viene aggiornato per erogare servizi e dare risposte
- una PA trasparente, che permetta a cittadini e imprese di conoscere lo stato delle pratiche che li interessano e che pubblicizzi non solo tutte le informazioni e i dati, ma anche le procedure, come ad esempio le fasi di aggiudicazione delle gare d'appalto
- una PA decertificata, che non chieda più carta, dati già in suo possesso o a disposizione di altre amministrazioni pubbliche.
mercoledì 13 febbraio 2013
L'Italia Giusta è digitale
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Politiche 2013