L'azione di riforma dell'Università italiana deve partire da maggiori investimenti nella ricerca e dalla credibilità degli atenei. Le proposte di intervento del PD:
- più istruzione e più mobilità sociale, rafforzando il diritto allo studio ai "capaci e meritevoli, ancorché privi di mezzi" (anche attraverso una tassazione maggiormente progressiva e più omogenea territorialmente), aumentando il numero dei laureati, per portarlo nel più breve tempo possibile nelle medie europee, sottoponendo comunque il sistema universitario ad un costante e rigoroso 'controllo di qualità' sui titoli, e ad una politica di equa distribuzione di 'poli di eccellenza' sul territorio nazionale
- sbloccare e rendere stabile l'accesso alle carriere, favorendo l'ingresso di giovani talenti nelle università e svecchiando di fatto il corpo docente e ricercatore
- ricerca, anima dell'università e centro dello sviluppo, sostenendo con decisione i progetti di ricerca di interesse nazionale (PRIN), ma con un'assoluta trasparenza nei meccanismi di assegnazione dei finanziamenti
- risorse e valutazione del sistema universitario, rivedendo i meccanismi di ripartizione delle risorse ordinarie
- autonomia universitaria, ridisegnando i ruoli che spettano alle singole università e al Ministero, con la definizione di obbiettivi sistemici da raggiungere attraverso strategie (gestionale, didattica, organizzativa e finanziaria) decise unicamente dagli atenei
- accreditamento e dottorati di ricerca, con una maggiore sintonia con la concezione degli studi dottorali prevalente in sede europea, anche attraverso la fissazione di fissare regole certe per l'attivazione di corsi di dottorato
- una specifica analisi nei confronti delle università telematiche, fenomeno che sta assumendo tratti sempre più preoccupanti in termini di qualità e correttezza delle attività svolte e del livello di formazione impartita
- valore legale del titolo di studio, prevenendo le distorsioni, ad esempio attraverso l'abolizione del valore legale del voto di laurea (le P.A. dovrebbero condizionare le procedure selettive concorsuali al solo titolo di studio) o l'eliminazione della connessione tra acquisizione di un titolo di studio nel corso dell'attività professionale nelle P.A. e progressioni interne di carriera, le quali invece dovrebbero dipendere esclusivamente dal livello di competenze effettivamente acquisite.