L'ennesima manovra lacrime e sangue (da 30 MILIARDI!), con luci (alcune) e ombre (di più).
Bene il ritorno dell'Ici, il ridimensionamento delle Province e delle Authority, la tassa sui capitali scudati (che avrebbe potuto essere ancora più alta), il sistema contributivo per le pensioni (con il riequilibrio delle aliquote per le diverse categorie), la tassa sui beni di lusso, le misure per la crescita (tra cui la deduzione Irap sui costi del lavoro e alcune interessanti liberalizzazioni, anche se molto va ancora fatto), l'estensione dell'imposta di bollo dai conti correnti alle attività finanziarie (se riguardano però cifre e redditi consistenti).
Male, invece, la stretta sulle pensioni (in particolare la deindicizzazione rispetto all'adeguamento dell'inflazione), l'aumento dell'Iva (che potrebbe causare un calo dei consumi), la conferma dei tagli per gli enti locali (che colpiranno sanità, servizi sociali e trasporti), l'assenza di una patrimoniale (tipo sul modello francese) e le misure per l'evasione, che appaiono piuttosto blande, così come (per ora) i tagli ai costi della politica.
Erano stati annunciati rigore, crescita ed equità: ci ritroviamo con molto rigore, un po' di crescita, ma equità quasi nulla.
Certo, rispetto al recente passato del fallito governo Berlusconi-Bossi (tra i principali responsabili della drammatica situazione in cui ci troviamo) un passo avanti c'è sicuramente stato. Ma occorrono senza dubbio degli aggiustamenti: Pier Luigi Bersani e il PD lavoreranno per questo.