Settimana scorsa si sono svolti i funerali di Giovanni Schiavon, un piccolo imprenditore di Vicenza che si è suicidato, schiacciato dalla crisi della sua azienda.
E' il 40° di una lunga e drammatica lista di imprenditori che non hanno retto il dolore di vedere la propria azienda fallire.
Qualcuno forse penserà che si tratta di un gesto esagerato: ma in zone come il Veneto il lavoro diventa una ragione di vita, e l'imprenditore non è il padrone, ma un collega dei propri dipendenti di cui si assume tutto il peso della responsabilità nei loro confronti e delle loro famiglie
La causa di questi fallimenti non è solo la diminuzione degli ordini: Schiavon, ad esempio, era in difficoltà perché non riusciva a riscuotere crediti di centinaia di migliaia di euro, per lavori fatti anche a favore di Enti locali.
Così i nemici dei piccoli imprenditori diventano anche lo Stato, che ritarda i pagamenti ma esige il versamento delle imposte, e le banche, che hanno chiuso i rubinetti e chiedono di rientrare senza concedere la minima chance.
Tra i primi interventi della così detta "fase 2" il governo dovrà applicare misure che tutelino le aziende da questo meccanismo perverso: se si vuole davvero rilanciare l'economia in Italia, bisogna salvaguardare le piccole medie imprese e i loro lavoratori.