Di chi non vuol vedere: l'Unione Ciechi Italiani spera che questo detto non valga per il governo Monti. L'Associazione contesta infatti l'articolo 10 del disegno di legge delega 4566 sul riordino della spesa sociale e il ripristino del contributo compensativo per l'erogazione di servizi essenziali per ciechi e ipovedenti (previsto dalla legge 24/1996), poiché azzera di fatto l'indennità di accompagnamento che lo Stato eroga, per attribuire la responsabilità alle Regioni. Un provvedimento che "se attuato, farebbe tornare il mondo della disabilità al Medioevo, con il rischio dell'emarginazione e dell'esclusione sociale", visto che si finirebbe per avere indennità di accompagnamento diverse da un'area all'altra: contributi più alti nelle Regioni ricche, più basse in quelle meno virtuose o comunque con minori risorse a disposizione.
Inoltre, viene contestata anche la riduzione del contributo compensativo previsto dalla legge 24/96 a 65mila euro dagli originali 2 milioni: contributi interamente finalizzati all’erogazione di servizi socio-assistenziali in favore dei disabili visivi, come la produzione di libri e giornali in braille, caratteri ingranditi e formato elettronico.
Per questo, in occasione della 53° Giornata Nazionale del Cieco, l’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti ha organizzato un sit-in di protesta presso le Prefetture d’Italia (vedi foto) per sensibilizzare il governo sui gravi disagi che colpirebbero la categoria.
Ci auguriamo che il loro appello venga accolto, altrimenti altro che equità: qui saremmo di fronte a cecità e sordità assolute.