domenica 2 ottobre 2011

Un valore aggiunto

Giovedì sera, in occasione dell'incontro "Stranieri in casa nostra" (vedi foto), ci è piaciuta l'affermazione di Marco Latif, che ha portato la sua testimonianza di giovane italiano di origini egiziane: "Ho una doppia cultura, italiana perché nato e vissuto qui, egiziana perché la mia famiglia è originaria dell'Egitto, per cui mi sento come se avessi un valore aggiunto". Ecco, gli stranieri in Italia potrebbero davvero rappresentare un'opportunità. Già lo sono con le casse dell'Inps (in questo momento i lavoratori immigrati versano contributi senza ancora percepirli e tengono in piedi il nostro sistema previdenziale con più di 7 miliardi di euro versati). Ma potrebbero portare ulteriori risorse e investimenti, aprendo imprese e creando lavoro, come ha fatto Jozef Martini (ospite anche lui alla nostra serata), albanese arrivato in Italia negli anni '90 e oggi imprenditore tessile in provincia di Como, che si sente "cittadino di 2 Patrie": quella di origine, e quella dove ora si sta costruendo una vita.
Purtroppo, come ha illustrato il professor Francesco Daveri (autore del libro "Stranieri in casa nostra") il nostro Paese riesce ad attirare una categoria di immigrati di reddito basso e poca scolarità, atta più a lavori di bassa manovalanza e magari a delinquere. Non solo: agli immigrati vengono concesse anche poche opportunità per emergere ed integrarsi, e semmai vengono sfruttati e ostacolati (anche in ambito di culto religioso, come ha sottolineato l'avv. Antonio Angelucci, componente del "FIDR - Forum Internazionale Democrazia & Religioni").
Questo non accade invece in stati come Germania, Francia e Spagna, dove gli stranieri sono più numerosi, e soprattutto, quelli con alto reddito e alta scolarità sono 5 volte superiori a quelli che arrivano da noi. Una questione sicuramente di sapere affrontare e governare in maniera diversa il fenomeno immigrazione, ma anche una questione di immagine che ormai offre l'Italia, con un governo incapace e immorale, che ha come chiodi fissi "la padania e la patonza", una sorta di Scilla e Cariddi in cui si trova stretto un Paese abbandonato a se stesso e che rischia di essere stritolato da una crisi economica (e di valori istituzionali) drammatica. Eppure, per crescere e tirarci fuori, potremmo sfruttare meglio il nostro "valore aggiunto": perché avremmo magari anche da imparare. E il primo passo da fare potrebbe essere quello di riconoscere i diritti di cittadinanza e voto per le persone di origine straniera.