A qualche giorno dall'aver compiuto 90 anni, è morto Andrea Zanzotto, uno degli ultimi poeti del '900. La sua produzione artistica è iniziata in giovane età, appena finita la guerra, in cui aveva partecipato nelle fila dei partigiani.
La sua poetica si contraddistingue per quell'intreccio tra natura e dialetto, che rappresentava l'amore e l'attaccamento al suo territorio, il Veneto. Sbagliato però ridurre la sua opera a "poesia dialettale": il dialetto utilizzato da Zanzotto nei suoi scritti diventa vera e propria lingua, in tutta la sua espressività.
Proprio in virtù di un dialetto ricco di freschezza e reso più vivo nei suoi scritti, Andrea Zanzotto era stato interpellato da Federico Fellini per scrivere delle cantilene per il suo film "Casanova".
Grande ruolo nella sua poesia anche il paesaggio, una passione tramandata dal padre pittore e che Zanzotto mantenne tutta la vita, quasi come un legame religioso.
A queste passioni faceva da contraltare il suo disprezzo per la Lega: "La Lega è una peste, catalizza i sentimenti di cattiveria di rancore e di intolleranza per etnicizzare la crisi sociale presente". E questi sentimenti contrastanti probabilmente erano correlati.
Con Zanzotto scompare un grande testimone della storia e della letteratura italiana, un artista che ha saputo dare lustro al Veneto, divenendone la sua voce. Rimarranno per sempre le sue grandi opere.