Con il tasso di occupazione giovanile che raggiunge il record di 28,9%, il flaccido Sacconi si limita a dire che "qualunque lavoro è meglio del non lavoro" e quindi "i ragazzi devono accettare qualsiasi offerta, anche umile". Proprio un messaggio incoraggiante se si tiene conto che chi lo dà è la persona che ricopre l'incarico di ministro del Lavoro. E soprattutto in piena controtendenza con il discorso di fine anno del Presidente Napolitano, che aveva voluto dedicarlo proprio ai giovani, chiedendo più garanzie per il loro futuro. Davvero non si può non condividere l'opinione espressa da Irene Tinagli, nell'articolo "L’Italia non è un paese per i giovani", pubblicato su La Stampa l’8 gennaio 2011: "Chissà se è venuto in mente al ministro che il mercato del lavoro è anche frutto delle politiche economiche e sociali che un Paese persegue. E che è il governo di un Paese che dovrebbe mirare ad adattare il proprio sistema economico e sociale alle dinamiche internazionali in modo da tenerlo competitivo, non i giovani che devono adattarsi al declino del Paese e all’incapacità dei politici di rimetterlo in moto. No, non è incitando i ragazzi ad accaparrarsi gli ultimi lavori da elettricisti o falegnami rimasti che risolveremo il problema della disoccupazione giovanile, ma intervenendo in maniera più incisiva sia su una effettiva riforma del mercato del lavoro (in modo da eliminarne la dualità che oggi marginalizza milioni di giovani), sia su politiche economiche lungimiranti.".
E anche "Famiglia Cristiana" critica pesantemente le politiche del governo: "C’è voluto un anziano e saggio presidente, come Napolitano, per far capire che i giovani sono il nostro futuro, il futuro del Paese. Su cui investire. Con fiducia e nel dialogo. Non isolando e blindando il Palazzo, ma lasciandoli “esprimere”. Pacificamente, come essi stessi vogliono. Difendono un loro diritto. Una speranza per l’avvenire. Quella che gli abbiamo “rubato”, rendendoli precari a vita.".
Che dire ancora? Piuttosto che un governo come questo, meglio il nulla.