Enrico Letta ha annunciato la svolta generazionale: largo, anzi, larghe intese ai giovani, visto che nel suo piano è previsto il coinvolgimento, oltre che di Alfano, anche di Renzi, che già ha dimostrato di essere sulla stessa linea con la nomina della nuova Segreteria del Partito. Sembra iniziare quindi una nuova era. Per adesso i posti di comando della nuova classe dirigente paiono riservati ai quarantenni, e ci può anche stare: attenzione però che tra venti-trent'anni su quelle poltrone non ci ritroviamo le stesse persone, un po' più cresciutelle. Una consuetudine tutta italiana, se consideriamo che, al di à degli annunci di Letta, l'effettivo capo del governo è un arzillo Presidente della Repubblica quasi novantenne, e che il più rappresentativo capo dell'opposizione (anche se fuori dal Parlamento) ha quasi ottant'anni (e quando è entrato in politica era un prestante uomo di mezz'età di poco più di 50 anni). Insomma se ricambio deve essere adesso, venga perpetuato anche in futuro, dando spazio anche a fasce più giovani. E soprattutto, delle nuove generazioni (dai ventenni in giù) ci si occupi subito e davvero nelle prossime manovre governative, collocando le loro problematiche al centro di ogni discussione: perché il futuro dell'Italia dipende dal loro.