Annunciata (tra le polemiche) l'abolizione del rimborso ai partiti: ma occorre definire bene come stanno le cose. Intanto è un provvedimento a scalare: il nuovo sistema entra in vigore dal 2014 ma con tagli graduali in 3 anni prima dell'abolizione definitiva. I cittadini potranno destinare il 2 per mille delle proprie imposte sul reddito a favore di partiti dotati di statuto. Potranno anche esserci donazioni ai partiti da parte di privati, ma con tetti fissati (vedi immagine qui sotto per i dettagli: clicca sopra per ingrandire).
C'è chi esulta a questa norma, c'è chi invece si dice preoccupato perché teme che la politica diventi appannaggio solo di chi ha capitali. C'è da dire però che qualcosa andava fatto, soprattutto in un momento come questo in cui le risorse sono poche, e i partiti hanno dimostrato spesso di sprecare i finanziamenti ricevuti (nell'immagine sotto i fondi ricevuti dai partiti negli ultimi 20 anni: clicca per ingrandire) in situazioni che nulla hanno a che fare con l'attività istituzionale e politica.
Se però qualcuno pensa che all'estero la situazione sia diversa, si sbaglia, perché anche in altri Paesi i partiti ricevono fondi pubblici, seppure in quote e modalità diverse tra loro (clicca su immagine sotto per ingrandire). Ad essere sbagliato, in Italia, è stato appunto l'atteggiamento dei politici, che hanno utilizzato quelle risorse per fini personali anziché per la collettività, come era stabilito.