In questi ultimi giorni il dibattito delle Primarie sembra essersi incentrato sull'uscita di Renzi sull'eventuale taglio delle pensioni di reversibilità. Renzi ha successivamente in parte smentito, cercando di aggiustare il tiro. Certo è che negli ultimi anni i vari governi che si sono succeduti hanno puntato su riforme previdenziali (che hanno prodotto situazioni esasperate come quella degli esodati -nodo purtroppo non ancora interamente risolto-) e tagli alle pensioni (tradotti spesso in blocchi degli aumenti) per ricavare risorse e sanare il bilancio della spesa pubblica. Il problema però è che sono state colpite per la maggior parte sempre le fasce deboli e le pensioni più povere.
Ora pare che Enrico Letta intenda fare approvare nella Legge della Stabilità l'indicizzazione al 100% del costo della vita per le pensioni fino a 3.000 euro, in modo da ripristinare quell'equità che in questi anni si era smarrita. Ma se davvero si vuole intervenire con equità sulle pensioni, occorre considerare questi numeri:
- le pensioni Inps superiori ai 90 mila euro lordi sono in tutta Italia appena 35 mila;
- il 5% degli assegni più ricchi costa allo Stato quasi quanto il 44% di quelli più poveri
- per le 861 mila persone che hanno un assegno superiore ai 3 mila euro lordi al mese la spesa complessiva è di 45 miliardi di euro l’anno, per i 7,3 milioni di pensionati che si fermano invece al di sotto dei mille euro al mese, sempre lordi, l’esborso totale è di poco superiore: 51 miliardi di euro.
Quello che ne esce è perciò un quadro di una situazione clamorosamente sbilanciata anche nel sistema pensionistico: uno sbilanciamento che può essere corretto attraverso un riequilibrio fra pensioni basse e pensioni alte, sia con il meccanismo delle rivalutazioni che con il contributo di solidarietà dalle pensioni più ricche.
martedì 12 novembre 2013
Attenzione sulle pensioni
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Congresso/Primarie 2013