Non è un caso che sul referendum tenutosi in Svizzera riguardante il divieto alla costruzione di nuovi minareti, i primi commenti venuti dalla maggioranza siano quelli degli esponenti dalle menti più illuminate: l'europarlamentare Borghezio («Svizzera ’forever’ bianca e cristiana!»), l'on. Gasparri («la paziente Svizzera si è stancata del dilagare di immigrazione e Islam») e soprattutto l'on. Castelli («Ancora una volta dagli svizzeri ci viene una lezione di civiltà»), che non contento ha anche proposto di inserire la Croce nel tricolore.
A Roberto Castelli, che tanto ammira la civiltà della Svizzera, vorremmo segnalare che pure a noi piacerebbe, da parte dei nostri amministratori, la stessa efficienza di quelli svizzeri (come ad esempio nell'organizzazione del mondiale di ciclismo di Mendrisio, a differenza del flop dello stesso tenutosi l'anno scorso a Varese); oppure percorrere strade in buono stato come quelle del territorio elvetico e non piene di buche come quelle che ci ritroviamo qui, in "Padania" (e lo diciamo ben sapendo che l'on. Castelli è viceministro delle Infrastrutture); e avere soprattutto la stessa democrazia diretta, dove il popolo non solo decide chi mandare in Parlamento (mentre qui da noi questo non è possibile grazie alla legge porcata di un altro genio della politica e collega di partito proprio di Castelli), ma può anche intervenire per opporre il proprio veto a modifiche o nuove leggi.
Riguardo all'esito referendario svoltosi in Svizzera, che dire? Oltre a quello sul divieto dell'edificazione di nuovi minareti, ce n'era un altro che chiedeva di mettere al bando l'esportazione di materiale bellico, ed è stato bocciato. Davvero curioso che la costruzione di minareti per qualcuno può costituire minaccia di terrorismo, mentre appare pacifico esportare armi e farle finire quindi proprio in mano ad organizzazioni terroristiche (militanti di Al Qaeda, ribelli ceceni ecc.).