Una mamma di Vedano Olona ci ha segnalato questa notizia: "Una coppia di genitori ha appena vinto una causa mossa contro la scuola, stufi di dover intervenire loro stessi per finire i compiti che i figli non riuscivano a terminare".
Prosegue poi: "E' stato determinato da recenti studi che l'enorme quantità di compiti a casa non aumenta le capacità dell’alunno e la mancanza non impoverisce le sue conoscenze. La famiglia deve essere un luogo sicuro e sereno dove il figlio rientra, non il doposcuola dove continuare per 24 ore quello che dovrebbe essere ultimato al mattino. I genitori devono fare i genitori e non sostituirsi agli insegnanti, anche perché chiaramente non tutti hanno capacità e preparazione adeguate."
Oltre a questo, aggiungiamo noi, un recente studio dell'OCSE (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha rivelato che l’Italia è al primo posto con il massimo di ore settimanali (10,5) spese a casa per i compiti (contro le 5,9 di media degli altri paesi). Dunque, il problema esiste e bisogna porselo: in special modo per i più piccoli (elementari e medie) cui gioverebbe altro: sport, gioco, varie socialità.
Negli Stati Uniti, ad esempio, la National Teachers Association ha approvato una regola aurea: quella dei 10 minuti. Gli studenti di prima non devono passare più di 10 minuti al giorno a far compiti, che diventano 20 in seconda, 30 in terza e così via, fino ad un massimo di due ore. Il carico di lavoro seguirebbe così gradualmente la crescita intellettuale dei ragazzi.
Una riforma seria della scuola dovrebbe basarsi proprio su questi aspetti, badando al benessere dello studente e venendo incontro alle famiglie, anziché limitarsi solo a biechi tagli economici che finiscono addirittura per provocare ulteriori e maggiori disagi.