Partono oggi i saldi, e l'argomento di discussione è sicuramente la liberalizzazione per l'orario di apertura dei negozi, ovvero aperti sempre e quando e come si vuole, nei giorni festivi, domenicali e infrasettimanali.
Un provvedimento che il governo Monti intende portare avanti, ma che vede la resistenza dei commercianti, in particolare i piccoli.
Questi ultimi infatti non avrebbero le forze per sostenere un simile impegno, e spesso sono attività condotte solo dal titolare. E non si può certo pretendere che una persona lavori 24 ore al giorno su 7 giorni alla settimana...
Certo, la liberalizzazione non diventa un obbligo, e la segue chi vuole.
A trarre però vantaggio potrebbe essere però la grande distribuzione, a scapito oltretutto proprio dei negozi sottocasa che già ora fanno fatica a reggere il confronto e a sopravvivere.
E' un provvedimento da valutare con attenzione: certo, rende un ottimo servizio ai consumatori, in particolare a chi lavora tutto il giorno. Ma un occhio di riguardo andrebbe anche alle "botteghe cittadine", i piccoli negozi: ne spariscono ben 180 al giorno, e il problema non è solo economico, ma anche sociale, perché i centri storici di paesi e città rischiano la desertificazione. Iniziative come i distretti urbani del commercio possono essere una risposta per fare fronte a questo pericolo, e anche stare al passo con le nuove tecnologie può diventare una risorsa. Ma per questo occorrono investimenti e, soprattutto, formazione.
Ben venga la liberalizzazione, però pensiamo anche alla conservazione.